,,,,,,,,,,,,,, " DELITTO YARA GAMBIRASIO " ,,,,,,,,,,,,,,,
- BREMBATE- (26 NOVEMBRE 2010)
Cronaca:
Yara, nuove indagini su campioni di Dna
Mercoledì, 27 febbraio 2013 - 10:10:00
Le indagini sul sequestro e l'omicidio di Yara Gambirasio si sono chiuse ieri, ma questo non significa che il lavoro degli investigatori si sia fermato. Si è saputo ora che pochi giorni prima della scadenza dei termini il pm Letizia Ruggeri ha predisposto un nuovo esame del Dna.
Finora le indagini si erano appuntate proprio sulle tracce di materiale genetico prelevate dal sangue che l'assassinio, probabilmente ferendosi durante la colluttazione con la tredicenne, ha lasciato sugli abiti della vittima. Ora però i nuovi accertamenti (affidati al Centro di genomica e bioinformatica traslazionale dell'ospedale San Raffaele di Milano) riguardano centinaia di peli e cellule epiteliali trovati sui vestiti di Yara, e che finora non erano state valutate.
Questo perchè il cadavere era rimasto esposto per tre mesi all'aperto e quindi è probabile che si tratti di materiale che non appartiene all'assassino ma ad animali o alla stessa vittima, o che sia stato portato dal vento. Si spera che dall'analisi si possa scoprire qualcosa di nuovo. Il laboratorio dovra' cercare di rianalizzare anche le tracce di sangue da cui i tecnici del Ris avevano tratto la sequenza genetica utilizzata in questi due anni indagini, quindi ricostruire di nuovo la relativa sequenza del Dna e cercare eventuali nuove informazioni sull'assassino.
Yara/ Sui vestiti il Dna del killer. I genitori: "Prendete l'orco"
Venerdì, 4 marzo 2011 -
LO SPECIALE SU YARA
|
LE IMMAGINI
La chiave potrebbe arrivare dal Dna lasciato dall'orco sugli abiti della sua vittima. Se sugli abiti della ragazzina si troverà materiale biologico diverso da quello di Yara, scatteranno subito i confronti con i profili genetici già a disposizione degli investigatori.
I VESTITI CONSERVATI INTATTI- Secondo la ricostruzione, la ragazzina sale in auto con qualcuno che conosce. L'uomo le solleva il giubbino, la felpa, la maglietta. Le strappa gli slip. L'uomo la minaccia con un coltello e la colpisce. Poi, probabilmente Yara scappa. Lui la colpisce di nuovo con l'arma da taglio fra la nuca e le spalle. Lei cade e cerca di difendersi: l'assassino la colpisce a un polso. E la finisce strangolandola.
I campioni raccolti dal medico che ha eseguito l'autopsia, Cristina Cattaneo, nel campo di Chignolo d'Isola dove il cadavere è stato trovato, non corrisponderebbero a quelli trovati sul cadavere. Questo significa che Yara potrebbe essere stata uccsa nelle vicinanze, ma non esattamente nel luogo dove è stata trovata. Ulteriori analisi sui campioni rinvenuti sui vestiti potrebbero dunque rivelare particolari importanti sull'identità dell'orco che ha ucciso Yara.
Yara, stretta su 200 telefonini
Lunedì, 21 marzo 2011 -
LO SPECIALE SU YARA
------------------
|
DNA PRESO AD IMPRENDITORI DELLA ZONA- Anche alcuni imprenditori di Brembate Sopra o dei paesi vicini sono stati chiamati dai carabinieri e dalla polizia per rilasciare il loro profilo genetico, tramite un tampone di saliva. Chi indaga sull'omicidio di Yara Gambirasio non lascia più nulla di intentato e anche lo screening dei profili genetici da comparare con quelli trovati sugli oggetti o gli abiti della ragazza, procede ormai a tutto campo. Il Dna è stato prelevato prima ai familiari più stretti, poi alle amiche di ginnastica ritmica, che Yara frequentava spesso, le istruttrici, i genitori delle altre ragazze. Ora si va oltre e si punta sul resto del paese di Brembate Sopra, ma non solo. Risulta ad esempio che di fronte alla polizia e ai carabinieri siano finiti anche un paio di imprenditori di Mapello e almeno un paio di Brembate Sopra. L'obiettivo degli inquirenti è confrontare il Dna isolato da un guanto di Yara ("C'è solo quello" ha dichiarato il procuratore aggiunto Massimo Meroni) con i profili genetici di chi vive a Brembate Sopra. Le indiscrezioni suggeriscono che non ci siano solo due tracce di Dna sul guanto della ragazzina, ma che via sia altro
materiale genetico isolato sui vestiti, sugli oggetti o sul corpo di Yara.
Yara uccisa da sei coltellate la sera del rapimento: "Ha tentato di difendersi"
Lunedì, 28 febbraio 2011 - 17:00:00
LO SPECIALE SU YARA
|
Un ciuffo d'erba stretto in una mano. L'ultimo gesto disperato per difendersi. E' morta così la piccola Yara. E sono proprio quei fili d'erba stretti nel pugno della giovane a provare che ha tentato di liberarsi dal suo aggressore. Mentre probabilmente il suo assassino stava cercando di abusare di lei.
Yara è morta per aver resistito al suo assassino dunque. Sei colpi. Al collo, al polso e alla schiena. Una lotta durata forse pochi minuti, per poi essere abbandonata nel campo dove è stata ritrovata il 26 febbraio. Vicino a lei i suoi oggetti personali. Il suo l'iPod e le chiavi di casa. I capelli legati con lo stesso elastico rosso. I suoi vestiti: la sua giacca di Hello Kitty, la felpa azzurra, i leggins neri. Tutti elementi che proverebbero che la giovane sia stata uccisa la stessa sera della scomparsa.
Yara, il paese la ricorda LE IMMAGINI |
POLEMICA SULLE RICERCHE - E ora è polemica sulle ricerche, sui troppi errori nell'inchiesta. Ci sarebbero almeno cinque strade per giungere sul luogo dove è stato trovato il corpo di Yara. Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni, non sarebbero state abbastanza approfondite. Il particolare è emerso dagli accertamenti in corso. Gli inquirenti vogliono ora sapere ha condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. "Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro", dice un investigatore.
Il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente. Gli inquirenti avrebbero accertato che le ricerche in quel campo furono condotte "in modo marginale" il 12 dicembre scorso da un gruppo di circa 15 persone che in quella giornata si occupò delle zone di Bonate Sopra (l'area del tiro al piattello), Terno D'Isola (le aree adiacenti il cimitero) e Chignolo D'Isola (la zona di via Bedeschi). Il gruppo delle ricerche, che comprendeva dieci volontari della Protezione Civile, due carabinieri e almeno un'unità cinofila, si sarebbe diviso in due diverse direzioni: una che portava verso un'area di alberi, alle spalle del campo dove sono stati trovati i resti, e una verso un torrente che scorre parallelo allo sterrato.
Ritrovato il corpo di Yara - OlycomLE IMMAGINI |
"E' STATA UCCISA DA UN BRANCO" - "Io credo che sia stato un branco, questo non è il lavoro di una sola persona". Ne è convinto il capo della protezione civile di Brembate Sopra Pietro Valsecchi ha portato dei fiori. Nel terreno si nota un piccolo avvallamento, non più alto di una ventina di centimetri. Valsecchi ha pregato per pochi minuti proprio lì davanti, dove ha deposto dei fiori. Il tutto in mezzo al fango, a circa 130 metri dalla stradina sterrata che si stacca dall'asfalto della zona industriale di via Bedeschi, dove fino a ieri c'era il cordone della polizia che impediva ai giornalisti e ai curiosi di passare. Per 130 metri il corpo di Yara è stato trascinato in mezzo agli arbusti e al fango. "Per questo credo che non possa aver agito un uomo solo", conclude l'anziano volontario, impegnato da tre mesi e ora in lacrime. Proprio ieri Pietro Valsecchi aveva dichiarato: "Qualcuno sapeva e chi sa parli". "Volevo solo dire che secondo me qui qualcuno ha visto mentre portavano la povera ragazza. Non si poteva non vedere. Non volevo accusare nessuno di Brembate Sopra, della mia comunità. Vediamo". Certo proprio da qui le ricerche erano passate più volte: a quanto pare le avevano condotte i gruppi di protezione civile di Filago e Palazzago. "Ma non si può non vedere niente, dice Valsecchi, anche un ragazzino avrebbe visto. Voglio capire chi è passato e andare a fondo".
MAZZI DI FIORI SUL SUO BANCO - Un mazzo di fiori sul banco vuoto e ancora tanti messaggi d'affetto. Così questa mattina i compagni di Yara Gambirasio hanno voluto ricordare la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) uccisa e abbandonata in un campo a pochi chilometri da casa. Ad accogliere alunni e genitori all'entrata della scuola media delle Orsoline, sotto una pioggerella autunnale, c'era la preside, suor Carla Lavelli: "Ci troviamo a gestire un lutto - ha detto - ad imparare ad affrontare la morte, la nostra e quella di Yara. Dobbiamo convincerci che fa parte della nostra vita". E sull'aggressore o sugli aggressori di Yara, la suora ha detto: "Chi ha commesso un atto del genere dovrebbe ritrovare la propria umanità, che in questo momento vuol dire legalmente costituirsi e riconoscere il proprio errore. Parlare di perdono adesso vuol dire banalizzarlo". "Il perdono - ha proseguito la preside - bisogna costruirselo dentro". Riprendendo poi le parole di ieri mattina del parroco di Brembate Sopra che durante la messa ha parlato della presenza di un orco nella comunità, suor Carla ha aggiunto: "Io parlerei piuttosto della banalità del male. Il male è in mezzo a noi e dentro di noi. Non basta colpevolizzare qualcuno bisogna lavorare perchè questo male che è dentro di noi non sfoci in atti di questo genere"
Yara, si cerca il Dna sotto le unghie. Ed è mistero sulla sim card del telefonino
Mercoledì, 2 marzo 2011 - 20:00:00
Lo conosceva e si è fidata, e non più di una dozzina di persone corrisponde a quel profilo. Ha subito un assalto e forse ha dovuto cedere. Ma si è difesa prima di morire. E lottando, forse, Yara Gambirasio ha portato via con sé dal campo di Chignolo d´Isola un pezzetto del suo assassino. Ed è proprio quello che nell'autopsia i medici legali hanno cercato. Soprattutto sotto le unghie della piccola. Dal corpo della 13enne i medici stanno cercando di prelevare qualsiasi traccia utile, soprattutto di Dna che non appartiene alla ragazza. E non si cerca solo sul corpo ma sui vestiti, i fuseaux, il giubbetto che aveva ancora addosso, la biancheria intima. Ma non solo. I biologi stanno analizzando anche le tracce di polline presenti sugli abiti della giovane per verificare se quelle presenti siano uguali o differenti a quelle trovate nel campo in cui la 13enne è stata rinvenuta.
Gli investigatori non cercano un maniaco. Ma una persona del giro di Yara, uno un po´ più adulto o un padre, uno che non avrebbe saputo gestire un rifiuto ma riconoscibile dalla ragazzina, o rintracciabile da quel cellulare smontato e portato via. E non si esclude neanche che ad uccidere la ragazza possa essere stata una donna. Lo affermano anche i medici legali: "Non possiamo escludere nulla: Yara potrebbe essere uccisa a coltellate o strangolata, da un uomo o una donna, per ora è molto difficile stabilire se sia stata soffocata".
Quanto alle indiscrezioni che emergono sui primi risultati dell'autopsia ribatte, punto su punto, "a verita' giornalistiche che non hanno ancora certezze scientifiche". Non si sbilancia sulle cause della morte della giovane promessa della ginnastica ritmica. "Da uomo di medicina uso prudenza e ancora non parlerei di coltellate. Ci sono alcuni segni piu' evidenti sul corpo della 13enne, ma bisogna ricordare che e' in avanzato stato di decomposizione".
IL DNA- E c´è un altro tampone sul cui esito polizia e carabinieri puntano parecchio: quello effettuato sotto le unghie della piccola vittima, nella convinzione che abbia lottato col suo carnefice. Lo direbbero i tagli e i graffi trovati su quel che rimaneva di Yara. Più dei sei notati al buio nel campo di Chignolo d´Isola: probabile una breve lotta, più che possibile che sia stata colpita con un´arma da taglio ma non certo - bisogna rintracciare eventuali scalfitture non recenti sulle ossa, faccenda da microscopio che richiede giorni - tanto che la morte per soffocamento non è stata esclusa.Quanto alle indiscrezioni che emergono sui primi risultati dell'autopsia ribatte, punto su punto, "a verita' giornalistiche che non hanno ancora certezze scientifiche". Non si sbilancia sulle cause della morte della giovane promessa della ginnastica ritmica. "Da uomo di medicina uso prudenza e ancora non parlerei di coltellate. Ci sono alcuni segni piu' evidenti sul corpo della 13enne, ma bisogna ricordare che e' in avanzato stato di decomposizione".
ASCOLTATI PIU' DI 60MILA TESTIMONI- Più difficile, mentre nuovi e vecchi testimoni vengono ascoltati in questura, sarà cavare qualcosa dalle celle telefoniche. I numeri agganciati da quelle di Brembate, Mapello e Chignolo, dalle 18.45 del 26 novembre a due giorni dopo, sono 60mila. Da scremare a mano. Potrebbero volerci quattro mesi.
PRELIEVO DEL DNA SU 10 PERSONE - Chi siano questi dieci, sospetti o sospettabili, non si sa. Abitano tutti in zona tra Brembate Sopra e Chignolo d'Isola, in quella zona che viene definita Isola Bergamasca. E secondo ulteriori indiscrezioni sarebbero uomini macchiati da precedenti penali per aggressione e violenza sessuale. Se sul corpo di Yara sono state trovate tracce biologiche estranee alla ragazza e se sulle persone in questione gravano sospetti concreti, allora potremmo anche essere ad un passo decisivo per questo giallo bergamasco.
NESSUN SEGNO DI VIOLENZA SESSUALE - Il dubbio principale viene però dai primi risultati della stessa autopsia: sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre non ci sono assolutamente segni evidenti di violenza sessuale. Il corpo, infatti, è vestito e portava gli abiti che Yara aveva indosso quella maledetta sera in cui uscì dalla palestra il 26 novembre, pantacollant, un bomber nero, le All Star col pelo dentro, i guantini coi brillantini in tasca assieme all'iPod ritrovato, insomma gli accessori della sua vita di tredicenne. Una deduzione che derivava dal fatto che la ragazza avesse ancora indosso vestiti e biancheria. Questo fa pensare che il rapitore abbia ucciso Yara prima di riuscire a usarle violenza, forse a causa di una sua reazione. Non si sa invece se sul corpo siano state tracce biologiche dell'omicida, cosa che sarebbero di importanza fondamentale per le indagini. Eventuali elementi che potrebbero far risalire al Dna dell'assassino potrebbero essere messi a confronto con quelli di alcuni pregiudicati per reati di tipo sessuale che vivono nei dintorni. Nei prossimi giorni proseguiranno altri accertamenti, riscontri, analisi e confronti.
IPOTESI SOFFOCAMENTO - C'è anche il soffocamento tra le ipotesi al vaglio dei medici legali. Secondo indiscrezioni, al momento pero' non confermate, l'esatta causa della morte (che è uno dei quesiti principali cui devono rispondere gli anatomopatologi) non è stata ancora definitivamente accertata. Le lesioni riscontrate già nell'immediatezza del ritrovamento, compatibili con delle coltellate, sono quattro sulla schiena, che non sono state la causa del decesso, e una più profonda al collo. Ma da una serie di altri segni non si potrebbe escludere nemmeno l'ipotesi del soffocamento. Per avere un quadro certo ci vorranno comunque alcuni giorni, dato che le risultanze dei prelievi effettuati sui resti non saranno disponibili e contestualizzabili in breve tempo. Dagli esami, però, una cosa sembra certa: la ragazzina si difese disperatamente.
SI E' DIFESA - Sul corpo di Yara ci sarebbero «più ferite» d'arma da taglio, in particolare sulla braccia e sui polsi, segni questi ultimi di un disperato tentativo di difendersi prima di essere uccisa. L'autopsia svolta sul corpo della tredicenne di Brembate, secondo quanto si apprende, confermerebbe le prime ipotesi degli investigatori. L'esame autoptico avrebbe infatti stabilito che oltre alle ferite individuate nel corso del primo esame del cadavere - almeno 6: una sul collo, una sul polso e quattro sulla schiena - ce ne sarebbero altre, in particolare su polsi e braccia. Tutte compatibili con un'arma da taglio
ESAMI DI LABORATORIO - Ci vorrà invece qualche giorno per avere l'esito delle analisi di laboratorio eseguite da un genetista e da un tossicologo. E' molto probabile che Cristina Cattaneo, la nota antropologa forense che la Procura ha scelto come proprio consulente, si sia avvalsa anche della collaborazione di esperti di scienze naturali per valutare gli effetti sul cadavere degli agenti atmosferici e ambientali.
IL CORPO E' SEMPRE STATO LI'? - Il principale quesito a cui i periti anatomopatologi dovranno rispondere nei prossimi giorni è se il cadavere di Yara si sia decomposto nel luogo in cui è stato casualmente trovato. Un particolare fondamentale per capire se la 13enne sia stata abbandonata nelle immediatezze dell'omicidio o in un secondo momento. L'esame principale che serve ad accertare la dinamica della morte è quello dell'analisi dell'humus, ovvero del terreno, sul quale i resti poggiavano nel luogo in cui sono stati trovati, un campo incolto, fangoso, esposto alle intemperie, lo scenario ritenuto più complesso tra tutti quelli possibili dagli esperti che si occupano dell'analisi dei resti umani.
I TAGLI SUL COLLO E SULLA SCHIENA - Gli altri particolari da precisare con attenzione riguardano anche le lesioni riscontrate in più punti sul corpo di Yara, una all'altezza del collo, quattro sulla schiena, almeno una sul petto, che però sono difficilmente inquadrabili in parte per l'avanzato stato di decomposizione e in parte per una parziale scarnificazione dovuta anche all'intervento di animali. Gli esperti dovranno non soltanto confermare che si è trattato di coltellate, ma stabilirne la forza, il punto di impatto, l'altezza da cui sono stati portati i colpi e se sono stati inferti da un destro o da un mancino e soprattutto se siano stati la causa della morte o meno.
LE INDAGINI - E così, mentre gli inquirenti attendono i risultati scientifici completi, compreso ovviamente il possibile isolamento di tracce organiche come saliva, capelli o tracce di pelle, le indagini classiche si concentrano inevitabilmente sulla zona di ritrovamento, un'area agricola prospiciente a una strada asfaltata ai cui lati si trovano diversi capannoni industriali. Sin da sabato, gli investigatori hanno acquisito le immagini dell'impianto di videosorveglianza dell'azienda proprietaria del terreno in cui è stato fatto il ritrovamento, la Rosa&C Srl. Le telecamere, trattandosi di un impianto pensato in funzione anti-intrusione, sono ovviamente puntate lungo il perimetro dell'impianto industriale e non verso l'esterno, ma una, secondo quanto si è appreso, quella che guarda il cancello carraio, proietta il suo sguardo proprio sulla strada.
LE TELECAMERE DELLA ZONA - La speranza degli investigatori è che possa aver ripreso qualche auto o qualche movimento sospetto ma per accertare questo è necessario risalire a immagini molto vecchie che comunque, secondo indiscrezioni, sarebbero disponibili. La zona dal venerdì alla domenica sera è frequentata da moltissimi giovani che la utilizzano per appartarsi in coppia o per drogarsi, ed è meta di centinaia di clienti di una nota discoteca della zona che lì parcheggiano prima di andare a ballare. Gli inquirenti, che si sono trincerati in un riserbo totale, non possono però escludere che chi ha ucciso Yara l'abbia abbandonata in quel luogo semplicemente perchè, frequentandolo, lo conosceva
Yara, non c'è stata violenza sessuale. Prelievo del Dna a 10
persone
Martedì, 1 marzo 2011 -
Dal corpo di Yara Gambirasio, dopo l'autopsia, i medici stanno cercando di prelevare qualsiasi traccia utile, soprattutto di Dna che non appartiene alla ragazza. E non si cerca solo sul corpo ma sui vestiti, i fuseaux, il giubbetto che aveva ancora addosso, la biancheria intima. Ma non solo. I biologi stanno analizzando anche le tracce di polline presenti sugli abiti della giovane per verificare se quelle presenti siano uguali o differenti a quelle trovate nel campo in cui la 13enne è stata rinvenuta. Le indiscrezioni delle ultime ore dicono infatti che gli inquirenti hanno già isolato il profilo genetico di almeno 10 persone, per confrontarlo con le tracce ritrovate sul cadavere della giovanissima ginnasta.
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,.,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
*FASE DELL'ARRESTO DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI*
Fausto Boccaleoni // Grisdi....
... DELITTO YARA ... " Analisi e considerazioni dopo l'arresto del presunto colpevole "( 16 giugno 2014), col DNA di IGNOTO UNO !!!!!!!!!!!!!!...........
*Il presunto Omicida di Yara Gambirasio, il muratore di Mapello, Massimo Bossetti(alias ignoto 1), non e' ke passava di li' x caso, la seguiva gia' da tempo!!!!,.. quindi o l'ha conosciuta(. forse osservandola e plaudendola qualche volta in palestra, poi rivedendola forse in chiesa ecc!!..),e lei si fidava(.ma come poi yara avrebbe confidato al fratellino, ne aveva paura!!),
o l'ha caricata con la forza(come pensa Grisdi) !!!!!!.. x cui, in ogni caso premeditazione di adescamento sex. c'era,... e dopo???.. "fuggivano insieme???".. quindi lui ha dovuto pensare anche al dopo, forse preventivando in qualche modo "l'eliminazione della vittima/testimone"!!!!!!!!!!!... Cmq questa indagine(..col senno di poi..),fa un po' acqua da tutte le parti, e se '
andata cosi' come la si sta raccontando, forse ci si poteva arrivare sopra molto prima!!!!!!!!!!!!!!............
*nb:.. Non c'e' stata violenza sessuale, x cui MB non ha raggiunto il suo scopo e allora si deve pensare ke. sia stato forse disturbato + si e' ferito e innervosito + aveva poco tempo ecc.. e non essendo un serial killer, ha perso il controllo della situazione infierendo poi sul corpo di YARA(.. dopo averla tramortita colpendola + volte..),con sevizie e tagli/incisioni quasi mirate, sicuramente con Intento Depistativo, x far sembrare il rapimento, come una vendetta x ritorsione magari contro il padre della ragazzina ke opera nel settore dell' edilzia !!!!!!!!!!....... *(..xke' dico questo, xke' il Bossetti, dopo il misfatto, quando andava a mangiare in un bar/ristorante di Brembate(..da testimonianza della gestrice del locale..),e si parlava del caso di Yara, anche lui, esprimeva il proprio parere, dicendo appunto che poteva trattarsi di una vendetta(..anche MB, metteva le mani avanti.)!!!!!!!!!!!!!!!!....................
............. buon ragionamento da Grisdi .............
*Yara, tre anni e mezzo fa la scomparsa da Brembate.
Le tappe del giallo...
Martedì, 17 giugno 2014 - 08:30:00
Sono passati tre anni e mezzo dalla scomparsa dalla palestra di Brembate di Yara Gambirasio alla, probabile, soluzione del caso.
Queste le tappe della vicenda:....
-26 novembre 2010: Yara Gambirasio, 13enne di Brembate Sopra, provincia di Bergamo, scompare nel nulla. La ragazzina stava rientrando dal centro sportivo del suo paese, dove aveva consegnato uno stereo necessario a una gara. Non fara' mai rientro a casa.
- 5 dicembre 2010: viene arrestato il cittadino marocchino Mohamed Fikri, operaio in un cantiere dei dintorni. Sospettato e intercettato, avrebbe detto in una conversazione telefonica 'Allah perdonami, l'ho uccisa'. La traduzione risultera' sbagliata, l'uomo sara' rilasciato due giorni dopo.
- 8/9 dicembre 2010: centinaia di uomini della protezione civile e dei carabinieri battono palmo a palmo la zona tra Mapello e Brembate. Yara non viene ritrovata.
- 16 dicembre 2010: viene ritrovata una felpa dello stesso colore di quello indossato da Yara.
- 8 gennaio 2011: una lettera anonima indirizzata a L'Eco di Bergamo afferma che il corpo di Yara si troverebbe nel cantiere di Mapello. La segnalazione non viene presa in considerazione.
- 26 febbraio 2011: il cadavere di Yara Gambirasio viene ritrovato in un campo a Chignolo d Isola, circa 10 chilometri da Brembate. La vittima viene identificata grazie ai vestiti e all'apparecchio per i denti.
- 28 maggio 2011: vengono celberati in un'atmosfera commossa, i funerali.
- 15 giugno 2011: Gli inquirenti isolano una traccia di dna maschile sugli slip della ragazza. Anche se i rilievi precedenti avevano evidenziato che Yara non aveva subito violenze sessuali, secondo i tecnici non si tratterebbe di una contaminazione casuale e il dna apparterrebbe quindi all'assassino.
- Ottobre 2013: Secondo alcune indiscrezioni, il dna indica che l'assassino sarebbe il figlio di Giuseppe Guerinoni, un autotrasportatore della zona, morto da tempo e dedito a numerose relazioni clandestine. L'assassino non conoscerebbe il suo vero padre. Continuano prelievi di dna maschile nella zona.
- 10 aprile 2014: I tecnici confermano: la compatibilita' e' talmente elevata che si parla del 99,99999987% di probabilita' che l'assassino sia un figlio illeggittimo di Guerinoni.
** 16 giugno 2014: I carabinieri arrestano il presunto omicida.!!!!!!!!!!!!.....**
-26 novembre 2010: Yara Gambirasio, 13enne di Brembate Sopra, provincia di Bergamo, scompare nel nulla. La ragazzina stava rientrando dal centro sportivo del suo paese, dove aveva consegnato uno stereo necessario a una gara. Non fara' mai rientro a casa.
- 5 dicembre 2010: viene arrestato il cittadino marocchino Mohamed Fikri, operaio in un cantiere dei dintorni. Sospettato e intercettato, avrebbe detto in una conversazione telefonica 'Allah perdonami, l'ho uccisa'. La traduzione risultera' sbagliata, l'uomo sara' rilasciato due giorni dopo.
- 8/9 dicembre 2010: centinaia di uomini della protezione civile e dei carabinieri battono palmo a palmo la zona tra Mapello e Brembate. Yara non viene ritrovata.
- 16 dicembre 2010: viene ritrovata una felpa dello stesso colore di quello indossato da Yara.
- 8 gennaio 2011: una lettera anonima indirizzata a L'Eco di Bergamo afferma che il corpo di Yara si troverebbe nel cantiere di Mapello. La segnalazione non viene presa in considerazione.
- 26 febbraio 2011: il cadavere di Yara Gambirasio viene ritrovato in un campo a Chignolo d Isola, circa 10 chilometri da Brembate. La vittima viene identificata grazie ai vestiti e all'apparecchio per i denti.
- 28 maggio 2011: vengono celberati in un'atmosfera commossa, i funerali.
- 15 giugno 2011: Gli inquirenti isolano una traccia di dna maschile sugli slip della ragazza. Anche se i rilievi precedenti avevano evidenziato che Yara non aveva subito violenze sessuali, secondo i tecnici non si tratterebbe di una contaminazione casuale e il dna apparterrebbe quindi all'assassino.
- Ottobre 2013: Secondo alcune indiscrezioni, il dna indica che l'assassino sarebbe il figlio di Giuseppe Guerinoni, un autotrasportatore della zona, morto da tempo e dedito a numerose relazioni clandestine. L'assassino non conoscerebbe il suo vero padre. Continuano prelievi di dna maschile nella zona.
- 10 aprile 2014: I tecnici confermano: la compatibilita' e' talmente elevata che si parla del 99,99999987% di probabilita' che l'assassino sia un figlio illeggittimo di Guerinoni.
** 16 giugno 2014: I carabinieri arrestano il presunto omicida.!!!!!!!!!!!!.....**
La moglie di Bossetti: "Mi parlava di Yara"
Il test del Dna conferma: Massimo Giuseppe Bossetti non è figlio di Giovanni Bossetti. Un altro clamoroso elemento smentisce la versione fornita da sua madre Ester Arzuffi. Il sospettato di fronte al pm si è avvalso ancora una volta della facoltà di non rispondere. Dalla moglie nessun alibi
Giovedì, 19 giugno 2014 - 08:00:00
Il test del Dna conferma: Massimo Giuseppe Bossetti non è figlio di Giovanni Bossetti, elemento che smentisce la versione della madre del sospettato, Ester Arzuffi. La moglie: parlava di Yara, ma era tranquillo. Il sospettato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dalla moglie nessun alibi. Presto una fiction sull'omicidio
IL PADRE BIOLOGICO DI BOSSETTI - Dai test un’ulteriore conferma di quanto la genetica aveva già stabilito nei giorni scorsi: Massimo Giuseppe, carpentiere di 43 anni, è il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999. Il test del Dna eseguito su Giovanni Bossetti conferma che Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, non è suo figlio. Alla vigilia dell’udienza di convalida del fermo un altro clamoroso elemento smentisce la versione fornita da sua madre Ester Arzuffi. È un’ulteriore conferma di quanto la genetica aveva già stabilito nei giorni scorsi: Massimo Giuseppe, carpentiere di 43 anni, è il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999.
BOSSETTI NON RISPONDE AL PM
Massimo Giuseppe Bossetti, non ha risposto alle domande del Pm Letizia Ruggeri durante l'interrogatorio nel carcere di Bergamo. Per la seconda volta dal suo arresto, il presunto assassino di Yara Gambirasio, si e' dunque avvalso della facolta' di non rispondere.
I GAMBIRASIO: NON LO CONOSCIAMO. LA MOGLIE NON DA' ALIBI A BOSSETTI
«No, non lo conosciamo». Maura e Fulvio Gambirasio non sapevano nulla dell’uomo in carcere con l’accusa di aver ucciso la loro bambina prima che diventasse Ignoto 1, il presunto killer. «Forse l’abbiamo visto in paese, da giovani», ma nulla di più. L’hanno raccontato ieri in un lungo pomeriggio nella caserma di Ponte San Pietro. Per loro è stata una giornata intensa. «Non ha esultato nessuno», dice per loro l’avvocato Enrico Pelillo in mattinata, davanti alla Procura. Qualche ora più tardi è nella villetta di via Rampinelli per ricevere insieme a Maura e Fulvio la visita del questore Fortunato Finolli e del comandante provinciale dei carabinieri Antonio Bandiera. Arrivano sulla stessa auto, alle 15.30, se ne vanno separatamente un’ora e mezza dopo per non rilasciare, come era prevedibile, nessuna dichiarazione ai cronisti in attesa. Don Corinno Scotti fa retromarcia in bicicletta quando raggiunge il citofono. «È un fatto personale e noi siamo qui per una visita alla famiglia», spiega per primo il questore. «In questi anni si è creato un legame umano con i Gambirasio, per questo oggi abbiamo voluto essere qui», aggiunge il colonnello. «Nei prossimi giorni risponderemo a tutte le vostre domande».
Sarà probabilmente dopo la decisione del gip sulla convalida del fermo. L’interrogatorio non è stato ancora fissato, c’è tempo fino a venerdì. Stamattina, invece, il pm Letizia Ruggeri vuole sentire il carpentiere di Mapello, che lunedì in caserma ha tenuto la bocca chiusa. A Brembate Sopra resta una pattuglia dei carabinieri a preoccuparsi che gli intrusi non esagerino. Resta, fino a quando i genitori non emergono dalla rampa del garage, sulla solita auto. E con i soliti visi stravolti. Fanno tappa alla palestra. La sorella maggiore di Yara, Keba, era comparsa poco prima al volante di una Panda. È diventata grande. Subito dopo, si dirigono alla caserma di Ponte San Pietro. Forse poco prima, in privato, gli inquirenti hanno anticipato loro che sono necessarie alcune domande, un ultimo (così sperano tutti per loro) sforzo. Torneranno a casa alle 21, con Gioele, il piccolo della famiglia, sul sedile dietro. Il padre aveva interrotto l’interrogatorio per passare a prenderlo a casa, probabilmente per accompagnarlo da qualche amico.
Ed è stato in quel momento che Fulvio è sceso, muto, provato, come svuotato. Perché per la sua bambina ora forse sarà fatta giustizia, ma prima bisogna fare i conti con la verità. E appare tremenda. Lascia il motore acceso. Torna e gli esce soltanto una sillaba. Non ha neanche la forza di rispondere «no». Quanto Maura e Fulvio hanno detto ai carabinieri lascia aperto un interrogativo: la loro Yara conosceva l’uomo accusato di averla uccisa? Rispondere no solo perché i genitori non lo conoscono non è scontato. Potrebbe averlo incontrato per qualche motivo, senza nemmeno sapere chi fosse. In effetti, aveva confidato al fratello che si era spaventata perché si era sentita osservata. Spaventata da chi? Era Bossetti? Domande che al momento restano senza risposta, anche se - come è scritto nel fermo del pm - il cellulare del carpentiere alle 17.45 ha agganciato la cella «compatibile con le celle agganciate dal telefonino di Yara».
Il suo fermo riporta alla pista dell’edilizia. Non risulta che abbia lavorato al cantiere di Mapello, dove avevano portato i cani molecolari. Ma è anche vero che il dubbio di un giro di lavoratori in nero è sempre rimasto. Altro quesito: dove era lui la sera in cui la bambina è stata uccisa? Non si sa. Si sa, però, che suo moglie non gli ha fornito un alibi: non lo ricorda. Eppure i giorni dopo il 26 novembre del 2010 erano solo l’inzio dell’angoscia collettiva per Yara. Giorni difficili da dimenticare.
IL GIALLO DELLA MESSA - Yara conosceva il suo assassino. Ne sono convinti gli investigatori che ora, dopo il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, accusato del delitto della ragazzina, stanno ricostruendo i possibili punti di contatto tra la vita di Yara Gambirasio e il muratore di Mapello. Due esistenze apparentemente distanti, ma in un paese abitare a sette chilometri l’uno dall’altro significa condividere un mondo: stessi negozi, conoscenti in comune, la medesima parrocchia. Come racconta il quotidiano Il Messaggero, i Gambirasio erano assidui frequentatori e la famiglia Bossetti partecipava sempre alla messa della domenica. "Qui potrebbero essersi conosciuti - dicono gli inquirenti -. Di certo l’assassino non ha scelto a caso la sua vittima".
YARA AVEVA PAURA - Yara aveva percepito di essere in pericolo. Qualche settimana prima di essere rapita davanti al centro sportivo di Brembate, secondo quanto riportato da Il Corriere della sera, si era spaventata perché aveva notato un uomo che la osservava. Lo aveva raccontato al fratellino, ma poi quella sensazione si era affievolita e anche i genitori non avevano fatto troppe domande, forse per non turbarla ulteriormente. Quel dettaglio torna adesso al centro dell’indagine e assume tutt’altra valenza.
"BOSSETTI GIRAVA INTORNO A CASA DI YARA" - Dal centro estetico Oltremare, dove in passato faceva due lampade abbronzanti a settimana, al Loto cafè, dal Carrefour al negozio di foto di cui è titolare Mauro Locatelli, dall'edicola del signor Peppe al benzinaio Shell. Sono tanti i negozi a Brembate, non lontani dalla casa di Yara e dalla palestra, che il presunto assassino Massimo Bossetti frequentava. Almeno fino a poco tempo fa. Lo raccontano ora i titolari degli esercizi commerciali ai molti giornalisti che hanno assalito la zona. Anche l'auto, una Volvo, avvistata più volte dietro la plaestra. Sono in molti a parlare, dopo aver saputo il nome e vistyoi le foto di Bossetti.
L'IPOTESI DEL COMPLICE - "Gli accertamenti da svolgere hanno tempi sicuramente piu' lunghi" di quelli auspicati dalla stampa. E' quanto ha tenuto a chiarire il questore di Bergamo, Fortunato Finolli, nel corso di un incontro coi giornalisti sul fermo di Massimo Giuseppe Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio. Per il questore si indaga per accertare se il presunto killer di Yara abbia agito da solo. "I casi vengono chiusi quando c'e' sentenza definitiva", ha risposto Finolli, incalzato dai cronisti. "Dobbiamo svolgere una serie di accertamenti - ha proseguito - dobbiamo attualizzare la presenza della persona a quattro anni fa".
* La tredicenne Yara Gambirasio....
Yara, l'ombra di un complice.
L'accusa: Dna di Bossetti al 100%
Martedì, 17 giugno 2014 - 16:30:00
Massimo Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio è accusato di "omicidio con l'aggravante di aver agito con crudeltà". I carabinieri: "Il dna sul corpo della ragazzina è suo". Il questore: si indaga per accertare se Bossetti abbia agito da solo. Ma da lui nessuna ammissione
"Gli accertamenti da svolgere hanno tempi sicuramente piu' lunghi" di quelli auspicati dalla stampa. E' quanto ha tenuto a chiarire il questore di Bergamo, Fortunato Finolli, nel corso di un incontro coi giornalisti sul fermo di Massimo Giuseppe Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio. "I casi vengono chiusi quando c'e' sentenza definitiva", ha risposto Finolli, incalzato dai cronisti. "Dobbiamo svolgere una serie di accertamenti - ha proseguito - dobbiamo attualizzare la presenza della persona a quattro anni fa".
LA MORTE - La morte di Yara Gambirasio e' "da ricondurre agli effetti concausali dell'ipotermia e delle lesioni da arma bianca e contusiva" ("tre colpi al capo" e "plurime coltellate in diverse regioni del corpo: gola, torace, schiena, polsi e arti". E' quanto si legge nel decreto di fermo emesso a carico di Bossetti.
Gli indizi contro Bossetti - Nel provvedimento di fermo vengono catalogati fra gli indizi anche le "polveri riconducibili a calce" che erano stati trovati nei polmoni di Yara Gambirasio e riconducono al lavoro di muratore di Massimo Giuseppe Bossetti. Tra il dna di Bossetti e quello ritrovato sugli slip di Yara vi e' "sostanziale e assoluta certezza di compatibilita'", scrive il pm Letizia Ruggeri nel provvedimento di fermo a carico del muratore di Mapello. Nel capo d'imputazione a suo carico, in cui si contesta l'omicidio con l'aggravante delle sevizie, il pm sottolinea infatti come la ragazza sia stata colpita "con tre colpi al capo e con plurime coltellate" in diverse parti del corpo prima di essere abbandonata "agonizzante in un campo isolato". Il presunta omicida, che prima ha negato ogni responsabilita' e poi si e' avvalso della facolta' di non rispondere, ha trascorso la sua prima notte in carcere. Entro breve dovra' essere sentito dal gip per la convalida dell'arresto e si conoscera' quindi la sua linea di difesa. Quarantaquattro anni e una sorella gemella, sposato con tre figli, e' stato individuato grazie all'esame del Dna (e' il figlio naturale di Giuseppe Guerinoni, l'autista di pullman morto nel 1999 il cui Dna era risultato sovrapponibile con quello ritrovato sul corpo di Yara). Il suo cellulare, inoltre, sarebbe risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove e' stato ritrovato il cadavere dell'adolescente nell'ora in cui sarebbe avvenuto l'omicidio.
Gli indizi contro Bossetti - Nel provvedimento di fermo vengono catalogati fra gli indizi anche le "polveri riconducibili a calce" che erano stati trovati nei polmoni di Yara Gambirasio e riconducono al lavoro di muratore di Massimo Giuseppe Bossetti. Tra il dna di Bossetti e quello ritrovato sugli slip di Yara vi e' "sostanziale e assoluta certezza di compatibilita'", scrive il pm Letizia Ruggeri nel provvedimento di fermo a carico del muratore di Mapello. Nel capo d'imputazione a suo carico, in cui si contesta l'omicidio con l'aggravante delle sevizie, il pm sottolinea infatti come la ragazza sia stata colpita "con tre colpi al capo e con plurime coltellate" in diverse parti del corpo prima di essere abbandonata "agonizzante in un campo isolato". Il presunta omicida, che prima ha negato ogni responsabilita' e poi si e' avvalso della facolta' di non rispondere, ha trascorso la sua prima notte in carcere. Entro breve dovra' essere sentito dal gip per la convalida dell'arresto e si conoscera' quindi la sua linea di difesa. Quarantaquattro anni e una sorella gemella, sposato con tre figli, e' stato individuato grazie all'esame del Dna (e' il figlio naturale di Giuseppe Guerinoni, l'autista di pullman morto nel 1999 il cui Dna era risultato sovrapponibile con quello ritrovato sul corpo di Yara). Il suo cellulare, inoltre, sarebbe risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove e' stato ritrovato il cadavere dell'adolescente nell'ora in cui sarebbe avvenuto l'omicidio.
Yara, Bossetti nipote della donna
di servizio dei Gambirasio
Martedì, 17 giugno 2014
Secondo alcune ricostruzioni, non ufficialmente confermate, Bossetti sarebbe il nipote della donna di servizio dei Gambirasio.Non si esclude, dunque, che l'uomo conoscesse Yara.
Quarantaquattro anni e una sorella gemella, l'uomo è stato individuato grazie all'esame del Dna (e' il figlio naturale di Giuseppe Guerinoni, il camionista morto nel 1999 il cui Dna era risultato sovrapponibile con quello ritrovato sul corpo di Yara). Il suo cellulare, inoltre, sarebbe risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove e' stato ritrovato il cadavere dell'adolescente nell'ora in cui sarebbe avvenuto l'omicidio.
Famiglia perfetta e passione per i cani - Biondo, in forma, con una famiglia all'apparenza perfetta e la passione per i cani. E' quello che emerge dal profilo di Facebook di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, individuato grazie al confronto del Dna con le tracce trovate sul corpo della tredicenne di Brembate di Sopra. Nell'ultimo aggiornamento di due settimane fa Bossetti mostra tutto il suo amore per gli animali: "se porgi la mani a un animale lui avra' un solo modo per dirti grazie: semplicemente ti amera'". Nella sua galleria fotografica tante foto dei figli: un maschio (il maggiore) e due femmine, oltre a quelle della cagnolina di casa e della sua cucciolata. Una foto ritrae tutta la famiglia la mare: i figli tutti biondi e con gli occhi chiari come il padre, e la moglie che li abbraccia, teneramente
Caso Yara, la verità di Bossetti.
Caso Yara, la verità di Bossetti.
Dall'alibi allo stupore per il dna
"Massimo Giuseppe Bossetti non aveva mai visto Yara Gambirasio in vita sua. Aveva visto una volta il padre per motivi prettamente lavorativi". Lo afferma ad Affaritaliani.it Silvia Gazzetti, avvocato dell'uomo fermato per l'omicidio della giovane di Brembate Sopra. E il dna? "Non riesce a comprendere come sia finito sugli slip e sui leggings di Yara". E ancora: "Quella sera era in casa con la sua famiglia e il processo aiuterà a fare emergere la verità. Porterà avanti con forza la sua innocenza"
Giovedì, 19 giugno 2014 - 15:44:00
Da Facebook
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Massimo Giuseppe Bossetti non aveva mai visto Yara Gambirasio in vita sua. Aveva visto una volta il padre per motivi prettamente lavorativi". Lo afferma ad Affaritaliani.it Silvia Gazzetti, avvocato dell'uomo fermato per l'omicidio della giovane di Brembate Sopra. E il dna? "Non riesce a comprendere come sia finito sugli slip e sui leggings di Yara". E ancora: "Quella sera era in casa con la sua famiglia e il processo aiuterà a fare emergere la verità. Porterà avanti con forza la sua innocenza". Intanto la sorella Laura Letizia difende il fratello: "Hanno voluto incastrarlo. Non è lui, ne sono sicura al cento per cento. Lo conosco meglio di chiunque altro. Siamo cresciuti insieme e so che non farebbe male a una mosca. È un bravo padre, un grande lavoratore". L'INTERVISTA ALL'AVVOCATO
Ci spiega esattamente che cosa ha detto nell'interrogatorio di oggi il signor Bossetti?
"Il signor Bossetti ha rotto il silenzio e ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste sia dal gip sia dal pubblico ministero. Ha dichiarato la sua innocenza, la sua totale estraneità ai fatti che gli venivano contestati. Ha ribadito il fatto che lui quella sera, la sera della scomparsa e presumibilmente anche della morte di Yara Gambirasio, si trovava a casa e che quindi non era assolutamente nei luoghi dove la procura intende collocarlo per quelle ore e per quei giorni".
"Il signor Bossetti ha rotto il silenzio e ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste sia dal gip sia dal pubblico ministero. Ha dichiarato la sua innocenza, la sua totale estraneità ai fatti che gli venivano contestati. Ha ribadito il fatto che lui quella sera, la sera della scomparsa e presumibilmente anche della morte di Yara Gambirasio, si trovava a casa e che quindi non era assolutamente nei luoghi dove la procura intende collocarlo per quelle ore e per quei giorni".
Ci sono testimoni del fatto che fosse in casa?
"Era in casa con la sua famiglia".
"Era in casa con la sua famiglia".
E ora che cosa accade?
"Il gip ha prevveduto all'udienza di convalida del fermo e si è riservato. Quindi siamo in attesa di conoscere la decisione che dovrebbe arrivare al massimo entro domani mattina".
"Il gip ha prevveduto all'udienza di convalida del fermo e si è riservato. Quindi siamo in attesa di conoscere la decisione che dovrebbe arrivare al massimo entro domani mattina".
Per quanto riguarda la questione del dna?
"Non si capacita e non riesce a comprendere come il suo dna sia finito sugli slip e sui leggings di Yara, dato che lui non era assolutamente presente e si è dichiarato innocente e totalmente estraneo alla vicenda".
"Non si capacita e non riesce a comprendere come il suo dna sia finito sugli slip e sui leggings di Yara, dato che lui non era assolutamente presente e si è dichiarato innocente e totalmente estraneo alla vicenda".
Alcuni quotidiano hanno scritto che il signor Bossetti girasse intorno a Yara. Che cosa risponde?
"E' una cosa che non è assolutamente confermata. E' una notizia di cui do piena smentita".
"E' una cosa che non è assolutamente confermata. E' una notizia di cui do piena smentita".
Il signor Bossetti conosceva Yara?
"Assolutamente no".
"Assolutamente no".
Mai vista nemmeno in paese?
"No".
"No".
Nemmeno i genitori?
"Ha dichiarato di aver visto una volta sola il padre ma per motivi prettamente lavorativi, in quanto il padre è geometra e si erano incrociati in un cantiere".
"Ha dichiarato di aver visto una volta sola il padre ma per motivi prettamente lavorativi, in quanto il padre è geometra e si erano incrociati in un cantiere".
Lei come avvocato è fiducioso che possa chiarire la sua posizione?
"Il processo aiuterà a fare emergere la verità. E' ovvio che il signor Bossetti si difenderà in sede processuale, portando avanti con forza la sua innocenza".
"Il processo aiuterà a fare emergere la verità. E' ovvio che il signor Bossetti si difenderà in sede processuale, portando avanti con forza la sua innocenza".
Yara, il fratellino disse: "Aveva
paura dell'uomo con la barbettina"
Venerdì, 20 giugno 2014 - 16:04:00
Yara "aveva paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti". Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, tra gli indizi "da approfondire" figura anche la testimonianza del fratellino della ragazza, sentito alla presenza di una psicologa nel luglio di due anni fa.
"La descrizione dell 'uomo ('aveva una barbettina come fosse appena tagliata') e della sua autovettura ('macchina grigia lunga') - scrive il Gip - riporta l'attenzione all'odierno indagato che risulta essere proprietario di una Volvo V40 di colore grigio e negli anni scorsi portava il pizzetto come si evince da alcune fotografie pubblicate sulla sua pagina Facebook". "Su altre parti del racconto del minore vi sono imprecisioni - ammette peraltro l'ordinanza - Ad esempio l'uomo viene descritto come 'cicciottello', aggettivo non corrispondente al fisico attuale dell'indagato".
Yara: madre Bossetti, non sono mai stata quel tipo di donna... - "No non sono mai stata quel tipo di donna, ci penso ma non ricordo assolutamente". Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, c'e' anche la testimonianza resa il 16 giugno da Ester Arzuffi, madre dell'indagato. La donna - scrive il Gip - "ha affermato di conoscere Giuseppe Guerinoni, in quanto in alcune occasioni, quando erano giovani e lei era gia' sposata, le dava un passaggio per recarsi al lavoro alla Pesti Rasini". Ma "ha negato di aver avuto una relazione sentimentale e sessuale con lo stesso affermando che i gemelli Massimo e Laura sono figli di suo marito Bossetti Giovanni. Si tratta di dichiarazioni che non inficiano la prova scientifica acquisita agli atti che attesta che le tracce ematiche ritrovate sugli slip e sui leggings che indossava Yara Gambirasio la sera della sua morte appartengono a Massimo Bossetti".
Yara: una probabilita' su 14mld che 'Ignoto 1' non sia figlio di Guerinoni - "La probabilita' che 'Ignoto 1' (l'individuo che ha lasciato le sue tracce genetiche sul corpo di Yara, ndr) sia figlio di un altro individuo, non imparentato in linea paterna con Giuseppe Guerinoni, e' di 1 su 14 miliardi". E' quanto si legge nelle conclusioni del calcolo biostatistico (svolto da un consulente dell'Universita' di Roma Tor Vergata) riportate nell'ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip nei confronti di Massimo Giuseppe Bossetti, sospettato dell'assassinio di Yara Gambirasio.
Yara, per Pm "puzzle quasi completato" - Inquirenti e investigatori del caso Yara mostrano ottimismo: ritengono le indagini, "il puzzle", "quasi completati" e non escludono persino il possibile ricorso al "rito immediato" nei confronti di Massimo Giovanni Bossetti, l'uomo arrestato con l'accusa di essere il killer della giovane aspirante ballerina. "La certezza investigativa - dicono - l'abbiamo". Nessun problema neppure per le osservazioni fatte dal Gip che "pur non avendo convalidato il fermo per ragioni formali, ha confermato l'impianto e disposto la custodia cautelare per gravi indizi di colpevolezza", ha voluto sottolineare il procuratore capo di Bergamo Francesco Dettori.
"Abbiamo dato il nome a un marziano: Perche' sembrava essere stato un marziano a scendere e a prendere la piccola Yara", ha esordito nel corso di una conferenza stampa il questore di Bergamo, Fortunato Finolli. "Dopo la riesumazione del cadavere del presunto padre dell'arrestato non c'e' stato piu' dubbio che il Guerinoni era il padre dell'omicida, grazie alla corrispondenza del dna con quello di 'Ignoto 1'", ha ribadito il pm titolare dell'indagine, Letizia Ruggieri che ha definto l'inchiesta "faticosissima, pazzesca".
"Quando ho avuto notizia dell'individuazione del presunto omicida, ho gioito come uomo, ma soprattutto come rappresentante di giustizia", e' stato ancora il commento di Dettori che ha voluto sottolineare che "non ci sono state contraddizioni nelle investigazioni, tutti hanno lavorato per il meglio arrivando a risultati insperati perche' si e' partiti dal nulla". E anche se i costi sono stati alti: "le indagini hanno impegnato svariati milioni di euro", "con la morte ingiustificata di una tredicenne lo Stato non deve badare a spese". Nessun abbassamento della guardia pero', "le indagini - spiega Ruggeri - continuano, non sono chiuse".
Le indagini hanno preso la svolta, decisiva secondo l'accusa, nel febbraio del 2013 quando Carlo Previdere' e Pierangela Grignani, genetisti del Dipartimento di Sanita' Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell'Universita' di Pavia, hanno ricevuto l'incarico dalla Procura di analizzare le formazioni pilifere repertate dall'autopsia sul corpo e gli indumenti di Yara. Nel febbraio 2014, veniva fornito loro, per confronto, un campione di popolazione di circa 500 donne, nella speranza di individuare fra questi la madre di 'ignoto 1', essendo gia' stato identificato in Giuseppe Guerinoni, il padre. "Questo accertamento - spiegano i genetisti - veniva compiuto focalizzando l'attenzione su una caratteristica peculiare del profilo dell'ignoto, un allele raro di provenienza materna".
BOSSETTI ROMPE IL SILENZIO "SONO INNOCENTE" - Dopo aver taciuto due volte davanti al Pm, Massimo Bossetti, rompe il silenzio e, sentito in carcere dal Gip Ezia Maccora nell'udienza di convalida dell'arresto, si dichiara innocente dell'omicidio di Yara Gambirasio. Lo stesso gip, che pur non convalidando il fermo, ha disposto la custodia cautelare per il presunto assassino di Yara. "Il mio assistito ha risposto a tutte le domande del gip e del pm", ha raccontato il legale di Bossetti, l'avvocato Silvia Gazzetti, uscendo dal carcere di Bergamo dove questa mattina c'e' stata l'udienza per la convalida del fermo. L'avvocato ha poi aggiunto che il suo assistito ha dichiarato la sua "innocenza e non si spiega il perche' il suo dna sia stato trovato sugli indumenti di Yara. Vedremo di dimostrarlo durante il processo".
L'avvocato, secondo la quale il suo assistito non conosceva Yara, si e' detta convinta che sulla questione del Dna, di cui il suo cliente non capisce come mai sia stato trovato sui vestiti di Yara, durante il processo verranno dimostrate "le nostre ragioni: i processi ci sono per questo, per fare emergere la verita'". Bossetti, ha garantito l'avvocato, non sapeva "di essere figlio illegittimo" e non aveva mai incontrato Yara, mentre aveva conosciuto il padre della ragazzina "solo dopo i fatti". Bossetti sembra avere un alibi per quella drammatica notte in cui Yara mori': "La sera del delitto era a casa con la famiglia", ha infatti affermato il suo legale. Sulla circostanza che il suo telefono fosse stato spento per 14 ore, l'avvocato ha spiegato che "questo lungo momento è stato dovuto al fatto che il telefono era scarico, ed era stato messo in carica".
BOSSETTI ROMPE IL SILENZIO "SONO INNOCENTE" - Dopo aver taciuto due volte davanti al Pm, Massimo Bossetti, rompe il silenzio e, sentito in carcere dal Gip Ezia Maccora nell'udienza di convalida dell'arresto, si dichiara innocente dell'omicidio di Yara Gambirasio. Lo stesso gip, che pur non convalidando il fermo, ha disposto la custodia cautelare per il presunto assassino di Yara. "Il mio assistito ha risposto a tutte le domande del gip e del pm", ha raccontato il legale di Bossetti, l'avvocato Silvia Gazzetti, uscendo dal carcere di Bergamo dove questa mattina c'e' stata l'udienza per la convalida del fermo. L'avvocato ha poi aggiunto che il suo assistito ha dichiarato la sua "innocenza e non si spiega il perche' il suo dna sia stato trovato sugli indumenti di Yara. Vedremo di dimostrarlo durante il processo".
L'avvocato, secondo la quale il suo assistito non conosceva Yara, si e' detta convinta che sulla questione del Dna, di cui il suo cliente non capisce come mai sia stato trovato sui vestiti di Yara, durante il processo verranno dimostrate "le nostre ragioni: i processi ci sono per questo, per fare emergere la verita'". Bossetti, ha garantito l'avvocato, non sapeva "di essere figlio illegittimo" e non aveva mai incontrato Yara, mentre aveva conosciuto il padre della ragazzina "solo dopo i fatti". Bossetti sembra avere un alibi per quella drammatica notte in cui Yara mori': "La sera del delitto era a casa con la famiglia", ha infatti affermato il suo legale. Sulla circostanza che il suo telefono fosse stato spento per 14 ore, l'avvocato ha spiegato che "questo lungo momento è stato dovuto al fatto che il telefono era scarico, ed era stato messo in carica".
Ester Arzuffi, la madre di Bossetti, in un'intervista al Corriere della Sera, spiega che anche nel caso in cui suo figlio confessasse l'omicidio di Yara lei non gli crederebbe: "Non può accedere perché non è vero". E alla domanda sui test del Dna che indicano il legame padre-figlio tra Massimo e l'autista di Gorno risponde secca: "Non sono mai stata con Guerinoni" e continua "mi chieda pure perché io non ho nulla da nascondere".
La madre di Bossetti, 67 anni, aggiunge: "So che la scienza sbaglia. Ne ho la prova. So che vado alla gogna, che mi criticheranno ma è così". Ester Arzuffi ammette di aver conosciuto Guerinoni, ma "era solo una conoscenza. Mio marito aveva chiesto a lui e a Vincenzo Bigoni di portarmi al lavoro, in auto. Poi la sera tornavo in autobus. Ma tra conoscere una persona e avere intimità con lei ce ne passa".
Infine parla dei genitori di Yara: "Mi dispiace per la loro perdita. Li capisco, sono mamma e sto soffrendo anche io. Una persona mi ha anche detto che sono andati dal parroco e gli hanno detto che sono vicini alla nostra famiglia. Sono brave persone. Prima o poi andrò a trovargli e un abbraccio glielo devo dare".
La madre di Bossetti, 67 anni, aggiunge: "So che la scienza sbaglia. Ne ho la prova. So che vado alla gogna, che mi criticheranno ma è così". Ester Arzuffi ammette di aver conosciuto Guerinoni, ma "era solo una conoscenza. Mio marito aveva chiesto a lui e a Vincenzo Bigoni di portarmi al lavoro, in auto. Poi la sera tornavo in autobus. Ma tra conoscere una persona e avere intimità con lei ce ne passa".
Infine parla dei genitori di Yara: "Mi dispiace per la loro perdita. Li capisco, sono mamma e sto soffrendo anche io. Una persona mi ha anche detto che sono andati dal parroco e gli hanno detto che sono vicini alla nostra famiglia. Sono brave persone. Prima o poi andrò a trovargli e un abbraccio glielo devo dare".
Yara, gli ultimi messaggi all'amica
mentre era in macchina col killer
Gli investigatori seguono una nuova pista. I tre ultimi messaggi partiti dal cellulare di Yara prima che la ragazza di Brembate scomparisse. Malore per Bossetti in carcere. Si indaga sulla strada percorsa dal manovale: perché passò davanti alla palestra? Ma lui: "Non sono il mostro"
Domenica, 22 giugno 2014 - 13:48:00
Gli investigatori seguono una nuova pista. I tre ultimi messaggi partiti dal cellulare di Yara Gambirasio prima che la ragazza di Brembate scomparisse per sempre. «I tabulati del cellulare in uso alla ragazza evidenziano che l’apparecchio è stato utilizzato fino alle ore 18.49 di quella sera, quando l’utenza ha ricevuto un sms. In particolare risulta che Yara Gambirasio scambia tre sms (alle ore 18.25.01 riceve, alle ore 18.44.14 risponde e alle ore 18.49.49 riceve nuovamente) con l’utenza in uso all’amica Martina». Secondo una relazione dei carabinieri del 4 dicembre 2010, «i primi due sms agganciano la cella di Ponte San Pietro, cella compatibile con la palestra di Brembate Sopra ove la ragazza si trovava, mentre il terzo sms viene agganciato dalla cella di Mapello, via Natta». Si tratta di «un’area più lontana dalla palestra di Brembate, opposta rispetto al tragitto che la ragazza avrebbe dovuto fare per ritornare a casa e comunque compatibile con la presenza di Yara Gambirasio nell’area di Mapello».
Quando Yara e Martina si scambiano il secondo e il terzo sms, gli investigatori ritengono che la ragazzina sia già stata avvicinata dall’uomo che la ucciderà. Eppure, come dichiara la compagna di squadra, «quando Yara ha risposto al mio sms era tranquilla». Martina scrive il primo messaggio quando l’amica è ancora in palestra, dato che viene vista dal padre di una ginnasta qualche minuto dopo le 18,30: «A che ora ci vediamo giù alla gara domenica?», chiede. Alle 18,44 arriva la risposta di Yara: «Dobbiamo essere lì per le 8». Cinque minuti dopo, alle 18,49, Martina la saluta: «Ok grazie ciao». Il fatto che il messaggio di Yara arrivi 20 minuti dopo non insospettisce l’amica, che spiega ai carabinieri: «In palestra quando ci togliamo il giubbotto lasciamo in tasca il cellulare. Quindi l’avrà visto dopo e mi ha subito risposto». Ma in quel momento l’aggressore era già con lei. Mamma Maura chiama la figlia alle 19,11 e il telefono è spento. Passano dieci minuti e il papà le manda un sms: «Dobbiamo preoccuparci?». Quel messaggio non arriverà mai e probabilmente Yara è già stata aggredita. Come scrive il gip: «I rilievi relativi al contenuto gastrico consentono di ritenere che la morte risale a poche ore dopo la scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e in particolare appare collocabile nel range temporale compreso tra le 19 e le 24. Tenuto conto di una fase agonica protratta, questo limite potrebbe estendersi alle prime ore del giorno successivo». «Non è possibile per il cattivo stato di conservazione della salma stabilire con certezza la causa della morte - si precisa nell’ordinanza - Tuttavia si propende per una morte concausata da ipotermia e dagli effetti combinati delle lesioni da arma bianca e contusiva».
BOSSETTI, MALORE IN CARCERE
Una leggera tachicardia, probabilmente causato dal forte stress di questi giorni. Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, sabato mattina 21 giugno è stato sottoposto, in carcere, a una serie di accertamenti da parte del personale sanitario, dopo aver accusato un malore improvviso. Sembra che non sia stato nulla di grave, tanto che il detenuto non è stato trasferito e non è stato chiamato il 118.
IL GIALLO DELLA STRADA PERCORSA DA BOSSETTI
"Rincasai passando dalla palestra". Sul percorso indicato da Bossetti la sera della scomparsa si apre subito un giallo: perché per andare da Palazzago alla Piana di Mapello (dove abita, in via Piana di Sopra 5) l’artigiano edile scelse il tragitto più lungo? Un tragitto che, guarda caso, passa proprio davanti al centro sportivo di Brembate Sopra, dove Yara in quel momento si trovava, perché doveva consegnare uno stereo portatile alle sue amiche della ginnastica ritmica. Se avesse evitato di passare da Brembate Sopra, avrebbe risparmiato 5 chilometri di strada (e quasi 10 minuti di tempo). Lui ha spiegato di essere andato a trovare il fratello che abita a Brembate ma il fratello ha smentito: "Ci vedevamo solo una volta al mese".
"NON SONO IL MOSTRO"
Intanto Massimo Bossetti continua a negare: «Non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Ho la coscienza a posto, se fossi stato io mi sarei già ucciso». Lo ripete prima al gip e al suo avvocato, poi a chi lo assiste dietro le sbarre, ribadisce di essere cresciuto «sapendo di essere figlio di Ester Arzuffi e di Giovanni Bossetti» e non di Giuseppe Guerinoni il cui dna ha dato una svolta al caso, di «non aver mai conosciuto Yara». Il fratello della ragazzina, oggi tredicenne, racconta però una storia diversa e rivela che l’uomo con il pizzetto se lo erano ritrovati accanto anche a messa. Agli inquirenti ha rivelato: «Yara mi aveva raccontato che all’inizio dell’estate del 2009 lo stesso individuo la osservava in chiesa, seduto nello stesso banco e armeggiava col telefonino come se stesse digitando i numeri sulla tastiera». Non sarebbe stato un episodio isolato, visto che la ginnasta lo indica al fratello in una occasione successiva. E’ sempre seduto a pochi posti di distanza da loro e anche il bambino lo ha «visto rifare quel gesto col cellulare».
Yara, intercettata la madre di Bossetti.
Lei aveva capito prima...
Lunedì, 23 giugno 2014 - 10:48:00
Emergono nuovi dettagli sull'arresto di Massimo Bosssetti, presunto killer di Yara. Dettagli che fanno anche capire come si sia arrivati all'arresto a colpo sicuro. Ester, la madre dell'uomo, aveva capito perfettamente che il DNA trovato sul corpo di Yara Gambirasio era del figlio. Un segreto che rischiava di venire fuori da un momento all'altro e per questo si era confrontata con il figlio sulle cose da fare. Ma il suo telefono era già sotto controllo, come quello di tutta la famiglia. Sono queste le indiscrezioni di un investigatore, raccolte da Enrico Fedocci di News Mediaset. Subito dopo avere ottenuto la conferma che la madre di Ignoto Uno era Ester, gli inquirenti l'hanno chiamata, chiedendole se conosceva personalmente Guerinoni. Da una conversazione tra madre e figlio Massimo si è capito che era lui l'uomo su cui puntare, non l'altro fratello di Bossetti, che ha 39 anni e che teoricamente era pure lui sospettabile.
Yara: procuratore Dettori, si puo' andare a giudizio immediato -"Credo che si possa tranquillamente andare a giudizio immediato", nei confronti di Massimo Bossetti, presunto colpevole dell'omicidio di Yara Gambirasio. Cosi' il procuratore capo della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori, ospite di "24 Mattino" su Radio 24 parla del caso Yara. "La decisione di richiederlo spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di si', che si possa fare il giudizio immediato. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il piu' rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia".
Sulla prova "principe", quella del dna, Dettori ha affermato che la "nostra e' una certezza processuale basata su prove scientifiche praticamente prive di errore. Questa prova e' stata stabilita in un contesto oggettivo molto ben specifico. Non si possono fare correlazioni con altri casi come quello di via Poma, sono casi diversi. Basti pensare a dove il liquido biologico si trovava, sugli slip della adolescente in prossimita' di una lacerazione degli slip stessi, e poi le sevizie subite con un coltello. Tra l'altro poi colui che e' stato identificato non ha niente a che fare con l'ambiente di normale e comune frequenza della ragazza". Il procurato capo ha poi sottolineato che "Bossetti ha diritto di professarsi innocente, fa parte della dinamica processuale. Ma la nostra e' una verita' scientifica. Allora, crediamo o non crediamo alla scienza? L'esattezza la danno in percentuale quasi totale. Poi si possono fare tutte le perizie del caso, se dovesse essere disposto un accertamento i margini ci sono per poterlo fare".
Dettori, dopo aver ribadito che le polemiche sui soldi spesi per le indagini sono prive di fondamento, ha voluto specificare che la cosa che gli e' meno piaciuta e' "l'aggressione fatta alla collega Ruggeri. Sono state dette una serie di inesattezze, per non parlare di altri termini. La dottoressa Ruggeri ha lavorato benissimo, in modo professionale, come si doveva lavorare, come il Ris e lo Sco. Come tutti. Meglio di cosi' non si poteva lavorare. In una trasmissione tv addirittura e' affermato che il terreno dove era stato trovato il cadavere era stato sequestrato, poi dissequestrato, poi si erano accorti che dovevano fare ancora gli accertamenti e l'hanno risequestrato. Una cosa piu' idiota di questa non l'avevo mai sentita. E la Ruggeri mi disse 'ma Francesco stai scherzando? Il terreno l'abbiamo passato al vaglio centimetro per centimetro e solo dopo dissequestrato'. Ebbene, questi sono i mezzi di comunicazione di massa".
Infine Dettori alla domanda del conduttore Alessandro Milan se fosse vero di un errore, commesso due anni fa, quando il dna di Ester Arzuffi fu prelevato ma comparato in laboratorio non a quello di "Ignoto 1" bensi' a quello della madre di Yara, ha concluso a Radio 24: "Questo non mi risulta, in tutta onesta'. Pero' tra migliaia di dna, ne sono stati controllati 15mila, puo' capitare qualche refuso. L'importante e' rettificare. Ma questo non lo conosco, non mi risulta"....
Infine Dettori alla domanda del conduttore Alessandro Milan se fosse vero di un errore, commesso due anni fa, quando il dna di Ester Arzuffi fu prelevato ma comparato in laboratorio non a quello di "Ignoto 1" bensi' a quello della madre di Yara, ha concluso a Radio 24: "Questo non mi risulta, in tutta onesta'. Pero' tra migliaia di dna, ne sono stati controllati 15mila, puo' capitare qualche refuso. L'importante e' rettificare. Ma questo non lo conosco, non mi risulta"....
**Potrebbe essere legata al cantiere di Palazzago la giustificazione di Massimo Giuseppe Bossetti alla "prova regina" del Dna che lo ha portato in carcere con l'accusa di aver ucciso Yara. Secondo alcune rivelazioni non smentite dal suo pool difensivo, come riporta il quotidiano online Bergamonews, il carpentiere 44enne avrebbe una spiegazione:una perdita di sangue, probabilmente a causa di un infortunio sul lavoro o della epistassi (emorragia delle fosse nasali) della quale soffre, finito poi sugli attrezzi di lavoro che gli sarebbero stati rubati prima della morte di Yara.
Si tratta di una livella elettronica, un distanziatore, una bindella e due scalpelli, di cui uno a punta acuminata, con cui potrebbe essere stata uccisa Yara, che sarebbero stati sottratti dall'Iveco Daily parcheggiato sotto casa sua a Mapello nel periodo in cui Bossetti stava lavorando nel cantiere di Palazzago, dalla fine dell’estate 2009 all’agosto del 2011. E non è escluso che agli attrezzi possano aggiungersi guanti o indumenti da lavoro. Una tesi comunque difficilmente dimostrabile, anche perchè la chiusura di quel cantiere risale a quasi tre anni fa, con il termine della costruzione di tre villette.
Le rivelazioni del pc di Bossetti. Appassionato di nera dal 2011 -Intanto i tabulati telefonici rendono più difficile la posizione di Massimo Bossetti, in carcere con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Secondo quanto riporta repubblica.it, il muratore avrebbe effettuato dieci sopralluoghi tracciati e ritenuti "interessanti". Quattro di questi effettuati "a ridosso della palestra" di Brembate di Sopra. Quando? Sempre il lunedì e il mercoledì: i giorni in cui Yara si allenava con le compagne e le insegnanti di ginnastica ritmica.
E sempre nelle ore che vedono la 13enne entrare e/o uscire dal centro sportivo (tra le 17 e le 19.30). Intanto emergono altri particolari dall'analisi dei computer di Bossetti. Come riporta il corriere.it, l'indagato aveva detto lui stesso al giudice delle indagini preliminari di essere "un appassionato di cronaca nera, la seguo molto via Internet". E in effetti la cronologia dei suoi due computer, che gli inquirenti stanno clonando e analizzando a fondo, conferma che Massimo Bossetti seguiva molto, sul web, il caso di Yara Gambirasio, ma non solo quello. C’è però un primo dettaglio balzato all’occhio degli specialisti, proprio esaminando la navigazione dell’indagato: la passione per la cronaca nera sembrerebbe iniziata solo nei primi mesi del 2011, quando le ricerche di Yara erano ancora in corso in tutta la provincia di Bergamo, quindi poco tempo dopo il rapimento e l’omicidio della ragazzina di Brembate
Gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti non hanno presentato ricorso al tribunale di riesame. "Abbiamo scelto di non prendere alcuna scorciatoia - hanno spiegato Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni - ma di dimostrare in dibattimento quelle che sono le spiegazioni alternative date dal nostro assistito. Pur in presenza di un quadro probatorio che sembra portare la sua firma - hanno proseguito gli avvocati - noi crediamo all’innocenza di Bossetti e cercheremo di dimostrarla in un dibattimento".
Yara :14enne denuncia. "Anch'io
ero seguita da un furgone cassonato"
Lunedì, 7 luglio 2014 - 09:05:00
"Il giorno prima della scomparsa di Yara un uomo su un furgoncino mi aveva seguita". Lo denunciò ai carabinieri di Ponte San Pietro una ragazzina, all’epoca undicenne (oggi ne ha 14), che frequentava le scuole medie di Brembate Sopra, come racconta L'Eco di Bergamo. Dichiarazioni che ora tornano ad essere importanti per gli inquirenti, in particolare per un dettaglio: "A seguirmi era un furgoncino di quelli col cassone dietro". Proprio come l’Iveco Daily di Massimo Bossetti, in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Il furgone di Bossetti - che si trova sotto sequestro in un’autorimessa dei Ris di Parma - sembra corrispondere alla descrizione.
Certo non è il solo furgone cassonato, quello di Bossetti, in una provincia come quella di Bergamo, che conta 17 mila imprese edili. Ora gli inquirenti risentiranno la ragazzina e cercheranno di capire dove era Massimo Bossetti alle 13,10 del 25 novembre 2010 grazie ai tabulati telefonici.
Caso Yara: materiale pornografico sul computer di Bossetti
Venerdì, 18 luglio 2014
Le indagini proseguono sul caso di Yara Gambirasio. Sul computer di Massimo Bossetti gli inquirenti hanno trovato materiale pornografico, come racconta Bergamonews. Immagini hard che non sembrano per ora avere attinenza con l'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio per cui il carpentiere di Mapello si trova in carcere.
Soprattutto non si tratterebbe di immagini pedopornografiche, che invece avrebbero messo in allarme gli inquirenti visto che la vittima è una ragazzina e che l'assassinio sembra avere un movente a sfondo sessuale. Inoltre il computer del presunto killer di Yara non era nuovo, ragion per cui i contenuti del disco fisso potrebbero essere appartenuti a precedenti proprietari...
Yara, perquisita la casa di Bossetti. Sequestrate lettere e vestiti
Blitz nella casa del presunto assassino di Yara. Sequestrati un paio di scarponi da lavoro e una lettera scritta dalla moglie
Lunedì, 28 luglio 2014
Un aspirapolvere, un paio di scarponi da lavoro, un giubbotto nero, una lettera scritta da sua moglie Marita in occasione di un San Valentino, una foto di famiglia e soprattutto svariati documenti contabili e fatture relativi alla sua attività lavorativa. E' quanto gli inquirenti hanno sequestrato a Mapello, nel corso dell'ultima perquisizione nella casa di Massimo Bossetti, il muratore in carcere a Bergamo da oltre 40 giorni con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio.
Gli investigatori hanno anche spulciato i diari di scuola dei tre figli del carpentiere di 8, 10 e 13 anni. Hanno inoltre aperto le scatole dei loro giochi e controllato gli album delle figurine. Alla luce del materiale visionato e portato via, è lecito pensare che il nuovo blitz mirasse a verificare le dichiarazioni di Bossetti sulle sue abitudini, sul suo lavoro, sui suoi rapporti familiari, sul suo stile di vita "tutto casa e lavoro", secondo la sua versione. Come il dettaglio delle figurine.
Nell’interrogatorio del gip per la convalida del fermo, l’uomo aveva giustificato così le sue tappe all’edicola, proprio quella all’angolo del centro sportivo di Brembate Sopra, da cui era sparita Yara: "I miei bambini mi chiedevano se riuscivo a trovare le figurine di Yu gi oh e di Top gun. Mi fermavo lì, perché era l’ultima edicola prima di arrivare a casa". Era sul suo tragitto dal cantiere di Palazzago, dove lavorava all’epoca, a Mapello. Un’abitudine, secondo lui. Un’occasione per agganciare Yara, il sospetto degli inquirenti.
Nell’interrogatorio del gip per la convalida del fermo, l’uomo aveva giustificato così le sue tappe all’edicola, proprio quella all’angolo del centro sportivo di Brembate Sopra, da cui era sparita Yara: "I miei bambini mi chiedevano se riuscivo a trovare le figurine di Yu gi oh e di Top gun. Mi fermavo lì, perché era l’ultima edicola prima di arrivare a casa". Era sul suo tragitto dal cantiere di Palazzago, dove lavorava all’epoca, a Mapello. Un’abitudine, secondo lui. Un’occasione per agganciare Yara, il sospetto degli inquirenti.
Yara, doppio giallo: i peli sul cadavere e le celle telefoniche
Lunedì, 21 luglio 2014 - 14:30:00
Migliaia di persone sono state sentite per il prelievo del Dna da quando Yara è scomparsa nel novembre 2011. Tra queste anche molte persone vicine al presunto killer Massimo Bossetti. L’uomo che oggi è accusato di aver ucciso Yara Gambirasio era attorniato da persone, familiari, amici e conoscenti, che venivano chiamate dai carabinieri per un prelievo di saliva, utile per un confronto con il Dna isolato dai vestiti della ragazzina. Eppure lui non è stato chiamato nonostante il suo telefonino avesse agganciato la cella di Mapello alle 17,45 del 26 novembre, un’ora prima che Yara sparisse: perché?
Un retroscena sulle indagini c’è, secondo quanto ricostruisce il Corriere di Bergamo: c'è il dubbio di un pasticcio sugli elenchi delle celle telefoniche. Perché diversi sono i soggetti incaricati delle indagini che utilizzarono i dati forniti dalle compagnie di telefonia sugli utenti che il 26 novembre, o nei giorni precedenti e successivi, avevano agganciato le celle della zona di Brembate Sopra e dell’Isola bergamasca.
Iniziarono i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo a concentrarsi sulle celle telefoniche, acquisendo dalle diverse compagnie di comunicazione una serie di "supporti hardware", quindi cd o dvd, contenenti migliaia di file compressi, mettendoli su due server installati ad hoc in procura.
Dopo i carabinieri del nucleo investigativo all’inchiesta aveva iniziato a lavorare anche la squadra mobile di polizia. E anche gli uomini della questura, utilizzando una propria chiave di accesso ai server della procura, avevano estrapolato gli stessi lunghissimi elenchi dei carabinieri. Un doppione forse dovuto a una rivalità tra inquirenti, che sicuramente non era mancata nei primi mesi dell’inchiesta.
Poi, è stata la volta del Ros dei carabinieri e dello Sco della polizia. Nuove estrapolazioni, spesso sugli stessi elenchi già analizzati dai colleghi, stessi dati da estrarre rischiando di rendere saturi i server in procura, in tutto quattro passaggi per un unico lunghissimo lavoro.
Poi, è stata la volta del Ros dei carabinieri e dello Sco della polizia. Nuove estrapolazioni, spesso sugli stessi elenchi già analizzati dai colleghi, stessi dati da estrarre rischiando di rendere saturi i server in procura, in tutto quattro passaggi per un unico lunghissimo lavoro.
Il dato oggettivo è che Massimo Bossetti era anche nell’elenco finale di circa 120 mila contatti telefonici da mettere sotto la lente: c’era anche lì dentro la sua telefonata al cognato alle 17,45 del 26 novembre. Ma la chiamata per il Dna - basata sulle celle - per lui non è mai arrivata.
Nuove informazioni per l'inchiesta su Yara arrivano da un altro test del Dna, quello sui peli ritrovati sul cadavere della ragazzina: un esame che "scagiona" Massimo Bossetti. Su 200 tracce trovate sul corpo di Yara, nel campo di Chignolo d’Isola, ci sono soprattutto peli di animali o fibre inorganiche. Ma sono stati trovati anche alcuni peli umani. Era già trapelato che non appartenessero a Massimo Bossetti. Se non sono suoi, allora a chi appartengono? Sulla base dei dati scientifici raccolti fino ad ora non è dato saperlo.
Yara, perquisita la casa di Bossetti. Sequestrate lettere e vestiti
Blitz nella casa del presunto assassino di Yara. Sequestrati un paio di scarponi da lavoro e una lettera scritta dalla moglie
Lunedì, 28 luglio 2014
Un aspirapolvere, un paio di scarponi da lavoro, un giubbotto nero, una lettera scritta da sua moglie Marita in occasione di un San Valentino, una foto di famiglia e soprattutto svariati documenti contabili e fatture relativi alla sua attività lavorativa. E' quanto gli inquirenti hanno sequestrato a Mapello, nel corso dell'ultima perquisizione nella casa di Massimo Bossetti, il muratore in carcere a Bergamo da oltre 40 giorni con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio.
Gli investigatori hanno anche spulciato i diari di scuola dei tre figli del carpentiere di 8, 10 e 13 anni. Hanno inoltre aperto le scatole dei loro giochi e controllato gli album delle figurine. Alla luce del materiale visionato e portato via, è lecito pensare che il nuovo blitz mirasse a verificare le dichiarazioni di Bossetti sulle sue abitudini, sul suo lavoro, sui suoi rapporti familiari, sul suo stile di vita "tutto casa e lavoro", secondo la sua versione. Come il dettaglio delle figurine.
Nell’interrogatorio del gip per la convalida del fermo, l’uomo aveva giustificato così le sue tappe all’edicola, proprio quella all’angolo del centro sportivo di Brembate Sopra, da cui era sparita Yara: "I miei bambini mi chiedevano se riuscivo a trovare le figurine di Yu gi oh e di Top gun. Mi fermavo lì, perché era l’ultima edicola prima di arrivare a casa". Era sul suo tragitto dal cantiere di Palazzago, dove lavorava all’epoca, a Mapello. Un’abitudine, secondo lui. Un’occasione per agganciare Yara, il sospetto degli inquirenti.
Nell’interrogatorio del gip per la convalida del fermo, l’uomo aveva giustificato così le sue tappe all’edicola, proprio quella all’angolo del centro sportivo di Brembate Sopra, da cui era sparita Yara: "I miei bambini mi chiedevano se riuscivo a trovare le figurine di Yu gi oh e di Top gun. Mi fermavo lì, perché era l’ultima edicola prima di arrivare a casa". Era sul suo tragitto dal cantiere di Palazzago, dove lavorava all’epoca, a Mapello. Un’abitudine, secondo lui. Un’occasione per agganciare Yara, il sospetto degli inquirenti.
Yara, "la moglie di Bossetti aveva
due amanti". Ma lei si difende
Gli inquirenti insistono sulla vita privata della coppia Bossetti, ritenendo che lì si nasconda il movente dell'omicidio della 13enne. Due uomini hanno confermato di essere stati amanti della moglie del presunto killer
Mercoledì, 20 agosto 2014 - 11:58:00
Emergono particolari scabrosi circa la vita privata delle persone vicine a Massimo Bossetti, unico sospettato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Gli investigatori hanno interrogato due uomini che a verbale - secondo quanto scrive il Corriere della Sera - hanno confermato di avere avuto una relazione con Marita, la moglie di Bossetti.
Questioni strettamente private, ma il punto è che gli investigatori insistono proprio sulla vita privata della coppia perché ritengono che l'omicidio di Yara sia a sfondo sessuale proprio per le tracce di dna di Bossetti ritrovate sui leggings e gli slip della povera ragazza.
Intanto sono stati effettuati nuovi esami sul materiale sequestrato a casa di Massimo Bossetti, in carcere con l'accusa di avere rapito e ucciso Yara Gambirasio. I Ris di Parma esamineranno l'ultima parte del materiale repertato durante i sopralluoghi nell'abitazione di Mapello, sull'auto e sul furgone dell'arrestato. Ad essere analizzati, alla presenza dei consulenti della difesa e della parte offesa, sara' il materiale sequestrato nel corso dell'ispezione del 24 luglio: un paio di scarponi da lavoro, un giubbotto scuro e un aspirapolvere.
LA REPLICA - Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio afferma, tramite il suo legale e dello stesso Bossetti, Claudio Salvagni, di "non aver mai avuto alcune relazione sentimentale" al di fuori del matrimonio. La donna così reagisce alle notizie secondo le quali due uomini, nell'inchiesta della Procura di Bergamo, avrebbero raccontato a investigatori e inquirenti di aver avuto rapporti con lei.
Yara, nel pc i segreti di
Bossetti. Cercava 13enni su siti
pedofili"
IL GIALLO/ Caso Yara, arriva la svolta. Nel pc di Massimo Bossetti gli inquirenti hanno trovato qualcosa. Il presunto assassino cercava spesso su internet la parola "tredicenni", seguita da caratteristiche porno, entrando in siti pedofili da cui scaricava immagini...
Sabato, 23 agosto 2014
Caso Yara, arriva la svolta. Le indagini degli inquirenti sono arrivate a scoprire qualcosa che può essere fondamentale. Come riporta Repubblica, infatti, ci sono importanti novità dopo l'esame dei materiali sequestrati a Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino della tredicenne di Brembate di Sopra.
Il pc dell'uomo, infatti, è stato passato al setaccio e gli investigatori hanno trovato qualcosa. "Cercava tredicenni su siti pedofili", dicono. Passata al vaglio la sua navigazione su internet, infatti, emerge che Bossetti cercava molto spesso qualcosa di ben specifico. Sui motori di ricerca, infatti, digitava spesso e volentieri la parola "tredicenni", seguita da caratteristiche e dettagli porno. Gli inquirenti hanno trovato immagini dal contenuto pedopornografico. L'ultimo accesso pedoporno in casa Bossetti, riporta sempre Repubblica, risale appena allo scorso maggio, un mese prima del clamoroso fermo di Bossetti, che ora si trova in carcere, in isolamento, su ordine della Procura di Bergamo. Dal pc può arrivare la svolta definitiva sul caso.
Yara: legale Bossetti, non ci risultano accessi a siti pedofili - "Non ci risulta che ci siano stati accessi a siti pedopornografici". E' quanto sostiene Claudio Salvagni, il difensore di Massimo Giuseppe Bossetti, alla luce del servizio de 'La Repubblica' in cui si sostiene che, dalle analisi effettuate sul suo pc, emergerebbero che in alcuni casi il sospettato dell'omicidio di Yara Gambirasio si sia collegato in alcuni casi a siti pedofili. "Verificheremo eventualmente al processo questa circostanza", prosegue il legale, secondo il quale la ricostruzione del quotidiano e' "quanto meno incerta e imprecisa", nel senso che non "contestualizza quando e come ci sarebbero stati questi accessi e se, nel caso la circostanza fosse vera, si sia trattato di una ricerca o di un collegamento vero e proprio".
Yara, legale: fratellino non ha riconosciuto Bossetti
Il fratello di Yara Gambirasio non avrebbe riconosciuto in Massimo Bossetti l’uomo “con la barbetta” di cui la sorella avrebbe detto di aver paura, dopo che gli era stata mostrata una fotografia del muratore di Mapello. A spiegarlo è stato Claudio Salvagni, uno dei legali di Bossetti, nel corso del programma "La vita in diretta"
Bergamo, 13 settembre 2014 - Il fratello di Yara Gambirasio non avrebbe riconosciuto in Massimo Bossetti l’uomo “con la barbetta” di cui la sorella avrebbe detto di aver paura, dopo che gli era stata mostrata una fotografia del muratore di Mapello. A spiegarlo è stato Claudio Salvagni, uno dei legali di Bossetti, nel corso del programma "La vita in diretta".
Nell’ordinanza con cui il gip di Bergamo ha disposto il carcere per Bossetti, si faceva infatti riferimento adichiarazioni del bambino secondo il quale “la sorella aveva paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti”.
Come riferito dall'Ansa, l’uomo aveva “una barbettina come fosse appena tagliata” e “una macchina grigia lunga” (Bossetti possiede una Volvo V40 di colore grigio). Era anche descritto come “cicciottello”, aggettivo per il gip “non corrispondente al fisico attuale dell’indagato”, ma lo stesso giudice, spiegava che “si tratta però di un teste di minore età la cui capacità di rappresentazione dei fatti non puo’ essere equiparata a quello di un adulto e quindi è ben possibile che qualche dettaglio non corrisponda del tutto alla fisionomia dell’attuale indagato”. Yara avrebbe indicato l’uomo al fratellino mentre erano a messa e, spiega Salvagni al bambino “hanno proposto la fotografia e gli hanno fatto fare una descrizione e Bossetti non è stato riconosciuto”........
*Letizia Laura Bossetti, sorella di Massimo, aggredita: "Tuo fratello è un assassino". Ricoverata all'ospedale (FOTO)
La sorella di Massimo Bossetti è rimasta vittima di un'aggressione a Terno d'Isola, nel Bergamasco. Letizia Laura Bossetti, gemella dell'uomo accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, è stata avvicinata da tre uomini mentre stava salendo in auto nei garage del condominio dove abitano i genitori. I tre l'avrebbero presa a calci e pugni dando dell'assassino al fratello, fino a farle perdere i sensi. Ora è ricoverata al policlinico di Ponte San Pietro.
Pare che una prima aggressione, limitata a spintoni e insulti al fratello, fosse già avvenuta qualche settimana fa, mentre precedentemente le era stata fatta trovare la pagina di un giornale dedicata al delitto di Yara.
Nel frattempo un testimone racconta di avere visto il presunto assassino di Yara pregare sulla tomba della ragazzina uccisa. Riporta l'Eco di Bergamo:
Gino Crepaldi, ex paracadutista, questo il nome del testimone. afferma di aver visto Bossetti lo scorso anno, a settembre, il 10 o l’11, al cimitero di Brembate Sopra dove si era recato con la moglie Maria Grazia.«Quando Bossetti è stati arrestato a giugno - dice Crepaldi alla giornalista di Giallo - ho visto la sua foto su un giornale online. Ci ho pensato un attimo e poi mi sono ricordato tutto. Ho battuto un pugno sul tavolo e ho detto: porca miseria!Ma è il signore che ho visto al cimitero»...
,,,,,,,,,,,,,,,,,,, C O N T I N U A ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,
Il caso di Yara Gambirasio, dall’inizio
di Emanuele Menietti – @emeniettiLa storia incredibile delle indagini e delle complicazioni genealogiche e genetiche che hanno portato all'accusa contro Giuseppe Bossetti e al suo arresto
Nel tardo pomeriggio di lunedì 16 giugno, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato con un discusso comunicato stampa l’identificazione del presunto assassino di Yara Gambirasio, una ragazzina di 13 anni di Brembate di Sopra (Bergamo), uccisa nel 2010 e al centro di un lunga e complicatissima indagine molto seguita da media e pubblico italiani. La persona accusata dell’omicidio si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, ha 43 anni, è sposato, ha tre figli ed è un lavoratore edile autonomo. Secondo gli investigatori avrebbe provato a violentare e poi avrebbe causato le gravi ferite a Yara Gambirasio che ne comportarono la morte. Bossetti è stato identificato con un test del DNA compatibile con alcune tracce organiche trovate sul corpo della ragazzina.
26 novembre 2010
Nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 Yara Gambirasio aveva finito uno dei suoi allenamenti in palestra, a pochi minuti a piedi da casa sua. Non vedendola tornare, dopo circa un quarto d’ora di attesa, i genitori provarono a telefonarle, ma il cellulare era spento. Dopo una serie di ulteriori tentativi, denunciarono la scomparsa della ragazzina.
Nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 Yara Gambirasio aveva finito uno dei suoi allenamenti in palestra, a pochi minuti a piedi da casa sua. Non vedendola tornare, dopo circa un quarto d’ora di attesa, i genitori provarono a telefonarle, ma il cellulare era spento. Dopo una serie di ulteriori tentativi, denunciarono la scomparsa della ragazzina.
Mapello
Le prime indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio si dedicarono soprattutto a un cantiere nei pressi di Mapello, a circa 3 chilometri di distanza dalla palestra da cui era uscita Yara Gambirasio. La zona era stata identificata attraverso l’analisi degli ultimi ripetitori a cui si era collegato il suo cellulare. Furono utilizzati cani da ricerca per effettuare diversi rilievi e trovare possibili tracce.
Le prime indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio si dedicarono soprattutto a un cantiere nei pressi di Mapello, a circa 3 chilometri di distanza dalla palestra da cui era uscita Yara Gambirasio. La zona era stata identificata attraverso l’analisi degli ultimi ripetitori a cui si era collegato il suo cellulare. Furono utilizzati cani da ricerca per effettuare diversi rilievi e trovare possibili tracce.
Mohamed Fikri
Con un’operazione di polizia su una nave partita da Genova verso Tangeri (Marocco), il 5 dicembre 2010 fu arrestato Mohamed Fikri, un piastrellista di origini tunisine sospettato di essere coinvolto nella scomparsa di Yara Gambirasio. L’arresto fu disposto dopo l’analisi di una intercettazione telefonica, in cui Fikri avrebbe detto alla propria ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”. Il nastro della telefonata fu in seguito sottoposto ad altre perizie che scoprirono un grave errore di traduzione dall’arabo: Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma le accuse di omicidio e occultamento di cadavere furono ritirate solo nell’inverno del 2013.
Con un’operazione di polizia su una nave partita da Genova verso Tangeri (Marocco), il 5 dicembre 2010 fu arrestato Mohamed Fikri, un piastrellista di origini tunisine sospettato di essere coinvolto nella scomparsa di Yara Gambirasio. L’arresto fu disposto dopo l’analisi di una intercettazione telefonica, in cui Fikri avrebbe detto alla propria ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”. Il nastro della telefonata fu in seguito sottoposto ad altre perizie che scoprirono un grave errore di traduzione dall’arabo: Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma le accuse di omicidio e occultamento di cadavere furono ritirate solo nell’inverno del 2013.
26 febbraio 2011
Tre mesi dopo la scomparsa, Yara Gambirasio fu trovata morta da un passante lungo un torrente, poco distante dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9 chilometri di distanza da Mapello dove si erano concentrate le ricerche negli ultimi giorni di novembre del 2010. Le indagini indicarono il luogo del ritrovamento come quello in cui era stata uccisa la ragazzina, che probabilmente era stata prima trasportata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla. L’autopsia confermò che Yara Gambirasio era stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi . L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta.
Tre mesi dopo la scomparsa, Yara Gambirasio fu trovata morta da un passante lungo un torrente, poco distante dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9 chilometri di distanza da Mapello dove si erano concentrate le ricerche negli ultimi giorni di novembre del 2010. Le indagini indicarono il luogo del ritrovamento come quello in cui era stata uccisa la ragazzina, che probabilmente era stata prima trasportata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla. L’autopsia confermò che Yara Gambirasio era stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi . L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta.
DNA
Analizzando i vestiti di Yara Gambirasio, gli investigatori trovarono una traccia di sangue non compatibile con quello della ragazzina. Apparteneva a un maschio, forse colui che l’aveva uccisa o un suo complice. Fu indicato nelle indagini come “Ignoto 1” e quel DNA divenne l’indizio più importante. Nei giorni seguenti furono avviati controlli su tutte le persone con cui Yara Gambirasio era stata a contatto negli ultimi giorni prima di scomparire. Gli investigatori prelevarono campioni di DNA dai frequentatori della palestra, dai lavoratori del cantiere di Mapello e dai frequentatori della discoteca a poche centinaia di metri da dove era stato trovato il cadavere.
Analizzando i vestiti di Yara Gambirasio, gli investigatori trovarono una traccia di sangue non compatibile con quello della ragazzina. Apparteneva a un maschio, forse colui che l’aveva uccisa o un suo complice. Fu indicato nelle indagini come “Ignoto 1” e quel DNA divenne l’indizio più importante. Nei giorni seguenti furono avviati controlli su tutte le persone con cui Yara Gambirasio era stata a contatto negli ultimi giorni prima di scomparire. Gli investigatori prelevarono campioni di DNA dai frequentatori della palestra, dai lavoratori del cantiere di Mapello e dai frequentatori della discoteca a poche centinaia di metri da dove era stato trovato il cadavere.
21 ottobre 2011
Tra le centinaia di campioni di DNA raccolti, gli investigatori trovarono infine un legame genetico, seppure parziale, tra “Ignoto 1” e un uomo di nome Damiano Guerinoni. Furono disposti test del DNA su tutti i suoi familiari, e questo portò all’identificazione di tre cugini di Guerinoni (tra di loro fratelli) con una compatibilità genetica ancora più alta con il DNA maschile trovato sugli slip e ileggings di Yara Gambirasio. Per avere un quadro completo gli investigatori avevano bisogno del DNA del padre dei tre cugini, Giuseppe, che era morto nel 1999. Dopo una prima verifica sul DNA ottenuto dalle tracce di saliva sul retro di una marca da bollo sulla patente di Giuseppe Guerinoni, fu disposta la sua esumazione.
Tra le centinaia di campioni di DNA raccolti, gli investigatori trovarono infine un legame genetico, seppure parziale, tra “Ignoto 1” e un uomo di nome Damiano Guerinoni. Furono disposti test del DNA su tutti i suoi familiari, e questo portò all’identificazione di tre cugini di Guerinoni (tra di loro fratelli) con una compatibilità genetica ancora più alta con il DNA maschile trovato sugli slip e ileggings di Yara Gambirasio. Per avere un quadro completo gli investigatori avevano bisogno del DNA del padre dei tre cugini, Giuseppe, che era morto nel 1999. Dopo una prima verifica sul DNA ottenuto dalle tracce di saliva sul retro di una marca da bollo sulla patente di Giuseppe Guerinoni, fu disposta la sua esumazione.
Guerinoni
L’analisi del DNA sui resti di Giuseppe Guerinoni confermarono al 99,99999987% che “Ignoto 1” era sua figlio, ma con una madre diversa dalla moglie di Giuseppe Guerinoni con la quale aveva avuto altri figli. L’attenzione si spostò di conseguenza sulla ricerca della madre di “Ignoto 1”, con l’avvio di un’altra indagine su larga scala da parte degli investigatori. Giuseppe Guerinoni era stato un autista di autobus e prestava servizio tra diversi paesi nella provincia di Bergamo. Per mesi furono ricostruite conoscenze, amicizie e le storie di centinaia di passeggere trasportate da Guerinoni sul suo pullman. Un lavoro di catalogazione immenso, con centinaia di test del DNA da effettuare su donne sposate e ragazze madri.
L’analisi del DNA sui resti di Giuseppe Guerinoni confermarono al 99,99999987% che “Ignoto 1” era sua figlio, ma con una madre diversa dalla moglie di Giuseppe Guerinoni con la quale aveva avuto altri figli. L’attenzione si spostò di conseguenza sulla ricerca della madre di “Ignoto 1”, con l’avvio di un’altra indagine su larga scala da parte degli investigatori. Giuseppe Guerinoni era stato un autista di autobus e prestava servizio tra diversi paesi nella provincia di Bergamo. Per mesi furono ricostruite conoscenze, amicizie e le storie di centinaia di passeggere trasportate da Guerinoni sul suo pullman. Un lavoro di catalogazione immenso, con centinaia di test del DNA da effettuare su donne sposate e ragazze madri.
Bossetti
La lunga ricerca ha portato infine a un risultato venerdì scorso, quando i tecnici del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri hanno confermato che il DNA prelevato a una donna di nome Ester Arzuffi di 67 anni è compatibile con quello della madre di “Ignoto 1”, mettendolo a confronto con quello del padre. Arzuffi si era sposata nel 1966 con Giovanni Bossetti, con il quale era andata a vivere a Parre, un altro paese della zona. Si era successivamente trasferita a Terno d’Isola nel 1970, quando aveva scoperto di essere incinta, dopo un rapporto con Giuseppe Guerinoni, l’autista d’autobus. Da quella gravidanza nacquero due gemelli, una femmina e un maschio; quest’ultimo fu chiamato Massimo Giuseppe come il padre biologico. Il marito di Ester Arzuffi, il signor Bossetti, li crebbe come fossero suoi e non è chiaro se fosse al corrente che fossero nati da un’altra relazione. Questa è la ricostruzione degli investigatori, dalla quale si è concluso che “Ignoto 1” sia con ogni probabilità Massimo Giuseppe Bossetti, figlio di Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzuffi, cresciuto nella famiglia Bossetti.
Stando alle testimonianze raccolte dai giornali, Ester Arzuffi avrebbe affermato che i suoi due gemelli sono figli di suo marito, anche se due test del DNA dicono il contrario. Non si sa se Massimo Giuseppe Bossetti sapesse che il padre che lo aveva cresciuto non era quello biologico.
La lunga ricerca ha portato infine a un risultato venerdì scorso, quando i tecnici del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri hanno confermato che il DNA prelevato a una donna di nome Ester Arzuffi di 67 anni è compatibile con quello della madre di “Ignoto 1”, mettendolo a confronto con quello del padre. Arzuffi si era sposata nel 1966 con Giovanni Bossetti, con il quale era andata a vivere a Parre, un altro paese della zona. Si era successivamente trasferita a Terno d’Isola nel 1970, quando aveva scoperto di essere incinta, dopo un rapporto con Giuseppe Guerinoni, l’autista d’autobus. Da quella gravidanza nacquero due gemelli, una femmina e un maschio; quest’ultimo fu chiamato Massimo Giuseppe come il padre biologico. Il marito di Ester Arzuffi, il signor Bossetti, li crebbe come fossero suoi e non è chiaro se fosse al corrente che fossero nati da un’altra relazione. Questa è la ricostruzione degli investigatori, dalla quale si è concluso che “Ignoto 1” sia con ogni probabilità Massimo Giuseppe Bossetti, figlio di Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzuffi, cresciuto nella famiglia Bossetti.
Stando alle testimonianze raccolte dai giornali, Ester Arzuffi avrebbe affermato che i suoi due gemelli sono figli di suo marito, anche se due test del DNA dicono il contrario. Non si sa se Massimo Giuseppe Bossetti sapesse che il padre che lo aveva cresciuto non era quello biologico.
Ultimi test
Durante lo scorso fine settimana, si è svolta la parte più delicata delle indagini: gli investigatori avevano il nome di una persona e una serie di accertamenti da fare sul suo conto, con cautela per evitare di insospettirla. Le prime verifiche hanno permesso di scoprire molti elementi compatibili tra Bossetti e “Ignoto 1”: Bossetti è un muratore e nei polmoni di Yara Gambirasio erano state trovate tracce di calce provenienti da un cantiere, sulle sue suole altro materiale per costruzioni. Ottenuto il numero di cellulare di Bossetti, gli investigatori hanno recuperato i dati sulla rete cellulare del 26 novembre 2010, scoprendo che nelle ore in cui era scomparsa Yara Gambirasio il cellulare si trovava nella stessa zona.
Durante lo scorso fine settimana, si è svolta la parte più delicata delle indagini: gli investigatori avevano il nome di una persona e una serie di accertamenti da fare sul suo conto, con cautela per evitare di insospettirla. Le prime verifiche hanno permesso di scoprire molti elementi compatibili tra Bossetti e “Ignoto 1”: Bossetti è un muratore e nei polmoni di Yara Gambirasio erano state trovate tracce di calce provenienti da un cantiere, sulle sue suole altro materiale per costruzioni. Ottenuto il numero di cellulare di Bossetti, gli investigatori hanno recuperato i dati sulla rete cellulare del 26 novembre 2010, scoprendo che nelle ore in cui era scomparsa Yara Gambirasio il cellulare si trovava nella stessa zona.
Match
Dopo averlo tenuto sotto sorveglianza per un paio di giorni, domenica scorsa gli investigatori hanno deciso di entrare in contatto con Bossetti per ottenere il suo DNA. Per farlo è stato organizzato un finto posto di blocco delle forze dell’ordine per l’alcoltest: l’auto di Bossetti è stata fermata con la scusa di sottoporlo a un test di routine. Su indicazione degli agenti, l’uomo ha soffiato nella cannuccia dell’alcoltest, lasciando tracce di saliva che successivamente sono state analizzate per ottenere il suo DNA.
Come avevano ipotizzato gli investigatori, il test ha confermato un’altissima compatibilità del campione di DNA di “Ignoto 1” ottenuto dal sangue sugli slip di Yara Gambirasio con il DNA di Massimo Giuseppe Bossetti.
Dopo averlo tenuto sotto sorveglianza per un paio di giorni, domenica scorsa gli investigatori hanno deciso di entrare in contatto con Bossetti per ottenere il suo DNA. Per farlo è stato organizzato un finto posto di blocco delle forze dell’ordine per l’alcoltest: l’auto di Bossetti è stata fermata con la scusa di sottoporlo a un test di routine. Su indicazione degli agenti, l’uomo ha soffiato nella cannuccia dell’alcoltest, lasciando tracce di saliva che successivamente sono state analizzate per ottenere il suo DNA.
Come avevano ipotizzato gli investigatori, il test ha confermato un’altissima compatibilità del campione di DNA di “Ignoto 1” ottenuto dal sangue sugli slip di Yara Gambirasio con il DNA di Massimo Giuseppe Bossetti.
Arresto
Lunedì 16 giugno, Giuseppe Bossetti è stato arrestato mentre stava lavorando in un cantiere a Dalmine, sempre in provincia di Bergamo. È stato portato in caserma dove è stato sottoposto a un primo interrogatorio, durante il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei prossimi giorni dovrà comparire davanti al giudice per le indagini preliminari per la conferma dell’arresto. È bene ricordare che Bossetti è accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e che ci sono prove consistenti contro di lui, ma che deve essere comunque ancora processato e che non c’è nessuna sentenza di colpevolezza nei suoi riguardi.
Lunedì 16 giugno, Giuseppe Bossetti è stato arrestato mentre stava lavorando in un cantiere a Dalmine, sempre in provincia di Bergamo. È stato portato in caserma dove è stato sottoposto a un primo interrogatorio, durante il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei prossimi giorni dovrà comparire davanti al giudice per le indagini preliminari per la conferma dell’arresto. È bene ricordare che Bossetti è accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e che ci sono prove consistenti contro di lui, ma che deve essere comunque ancora processato e che non c’è nessuna sentenza di colpevolezza nei suoi riguardi.